La Linea D'Ombra: esoterismo, paranormale e misteri

Il mostro di Firenze, Parte 10

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AlexandraS~
Posted on 29/1/2011, 23:29     -1   https://i.imgur.com/f9CQYv1.png   https://i.imgur.com/soPZJY8.png




La storia potrebbe impressionare, le foto possono dar fastidio a chi piu sensibile visto che in alcuni casi sono abbastanza crude, quindi consiglio di non continuare la lettura a chi sa o sente di non poter riuscire a non agitarsi.

Pietro Pacciani, il vampa, è il mostro di Firenze.
Condannato all'ergastolo per l'omicidio di 16 persone, Pacciani ha messo la parola fine ad un'indagine che durava da quasi 15 anni.
Siamo nel 1994.
Le indagini sono ferme a Pacciani, anche se quelle grosse entrate di denaro del vampa fanno pensare a dei mandanti, forse qualcosa di esoterico, forse qualcosa di una setta con a capo un pazzo. Non si sa, per ora l'importante è confermare in appello la sentenza avuta in primo grado.
Di certo, il processo in primo grado era stato un misto tra ilarità e dramma: infatti se da una parte c'erano le terribili testimonianze di Rosanna e Graziella, le figlie violentate dal Pacciani, dall'altra c'erano le deposizioni dei grulli del paese.

Ovviamente in Italia è tornata la calma, tutti si dividono tra colpevolisti ed innocentisti e nessuno pensa a: è davvero Pietro Pacciani il mostro? Se non è lui, è possibile che il mostro torni a colpire?
Eh no, l'Italia pensa ad altro: le magliette per esempio. Nel 1994, Paolo Muccifora, un imprenditore romano, mette in commercio delle maglie con la scritta I love Pacciani, per sostenere l'idea che un uomo rimane innocente fino a prova contraria. Come sempre, in Italia tutto questo fece moda e quindi si potè vedere per strada ragazzi e ragazze, dell'età di Pia, Claudio, Nadine, Uwe, Susanna, Antonio e tutti gli altri, mentre indossavano questa famosissima maglia.
Renzo Rontini, che ancora non aveva giustamente abbandonato la costante richiesta di verità per sua figlia Pia, scrisse addirittura all'allora Presidente della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro, che incontrò ai tempi in cui era ministro degli interni.

"Signor Presidente, sono Renzo Rontini, il papà di Pia Rontini, una delle sedici vittime del cosiddetto '"mostro di Firenze". Ho ancora vivo il ricordo (e non potrebbe essere diversamente) della telefonata che Lei mi fece in occasione della Sua venuta a Firenze nel 1985, in qualità di Ministro degli Interni. Allora Lei mi disse che si sarebbe adoperato affinchè nulla rimanesse di intentato per raggiungere la verità sui barbari delitti di Firenze e dispose cinquecento milioni a favore di chi avesse fornito informazioni sufficienti per catturare l' assassino. Lei aggiunse, poi, con un tocco di cristiana solidarietà, che avrebbe fatto celebrare Sante Messe in suffragio della mia figliola e delle altre vittime. Ora è accaduto un fatto che aggiunge al mio dolore un indescrivibile sdegno. Una ditta, credo di Roma, ha messo in commercio magliette che portano scritte come "Io amo Pacciani" e altre simili. Al di là delle diverse valutazioni che ciascuno di noi può avere sul garantismo l' elogio di Pacciani ci sembra assolutamente eccessivo. La sua biografia è comunque contrassegnata da atti di violenza sessuale e fisica che per anni ha inflitto alle figlie e alla moglie. Io non ho mai accusato nessuno. Non so dire se l' assassino sia il Pacciani o un' altra persona. Spero che i giudici riusciranno a scoprire la verità, qualunque essa sia. Ma fino a quel momento, una iniziativa come quella delle scritte sulle magliette mi pare ignobile: per guadagnare qualche soldo, i fabbricanti non hanno esitato a calpestare i nostri più profondi sentimenti, già così straziati. Sono soldi, signor Presidente, che grondano sangue. Alcuni giovani indossano queste magliette come un gioco, ma non si può giocare sulla sofferenza di tante persone. E' per questo che le chiedo di intervenire per fermare questa inqualificabile speculazione. Le sono grato per quanto ha fatto finora e per quanto potrà ancora fare anche in nome della mia figliola Pia e del suo fidanzato Claudio".



Come non dargli ragione...
Comunque, oltre questo erano successe tante cose strane agli inizi degli anni novanta, di certo nascoste dalla grandissima notizia dell'arresto del mostro Pacciani.
Di strano cosa c'è? C'è la morte di Francesco Vinci per esempio, torturato, mutilato, ucciso, incaprettato e bruciato in un auto insieme a Angelo Vargiu, un suo amico sardo: i corpi sono stati sepolti il 2 maggio 1994, dopo la bellezza di 7 mesi di attesa, perchè c'era difficoltà nel riconoscimento. Ovviamente non fu trovato il colpevole. Poi c'è Renato Malatesta trovato impiccato nel 1980, ma con i piedi che toccavano in terra e questa... tutto sembra meno che un impiccagione spontanea. Inoltre, la moglie di Malatesta era amante abituale sia di Pacciani, sia di Mario Vanni (amico di Pacciani) che aveva sparso la voce di averlo visto spesso con lividi, graffi, e che il Malatesta dormisse sempre con un coltello sotto il cuscino per paura di essere ucciso nel sonno: ma perchè? Non si sa, ma la figlia Laura rivelò più avanti di aver visto il Pacciani minacciare il padre con le seguenti parole: "T'impiccherò, t' ammazzo, ti ritroverò da solo". Di questo omicidio venne accusato Filipponeri Toscano, agente della polizia che già era stato accusato di sapere qualcosa riguardo il mostro, e che venne accusato da un dei compagni di merende di essere il "fornitore" di pallottole winchester con fondello H. L'altra figlia di Malatesta, Milva, fu ritrovata bruciata nell'auto con suo figlio Mirko, di soli tre anni, nel 1993. Milva è stata uccisa giusto pochi giorni prima di Francesco Vinci, di cui era amante gia da un po'. Inoltre, il figlio dello stesso Francesco Vinci, avrebbe avuto una relazione con una prostituta Anna Mattei, anche lei trovata uccisa, bruciata, il 25 maggio del '94. Quindi 5 omicidi, tolto il lontano Malatesta dell'80.

Mario Vanni

Tra le testimonianze bizzarre che ci furono al processo, si registrò la testimonianza memorabile di Mario Vanni: postino di San Casciano, Vanni nasce nel '27 ed entra nel processo per i delitti del mostro di Firenze, proprio per fare da testimone. Dice appunto di aver frequentato il Pacciani, ma per delle merende, per qualche bevuta. Il modo di ripeterlo, di non rispondere alle domande per dire sempre la stessa cosa, non destò solo le risate di tutti coloro che erano presenti al processo, ma diede pensieri anche ai Pm. Quell'uomo sembrò ovviamente sospetto, o era la sua ignoranza ad essere sospetta, o era quel discorso già pronto come se imparato a memoria ad essere sospetto. Proprio per questo gli inquirenti, durante il processo in primo grado a Pacciani, cominciano anche ad indagare su Mario Vanni: non erano solo compagni di merende, ma veri e proprio amici. Erano... i grulli del paese, tant'è che come il vampa, anche Vanni aveva un soprannome: Torsolo, forse per sottolineare la sua magrezza, sommata alla sua altezza. Tenete a mente l'altezza: agli inquirenti questo fece venire in mente gli spari al furgoncini dei turisti tedeschi che non potevano essere stati fatti dal Pacciani, bassino di natura, ma forse proprio dal Torsolo, che era alto 1 e 80.

Michele Giuttari

Intanto, alla S.a.M. arriva Michele Giuttari, nato nel '50, agente della polizia prima, Squadra mobile di Reggio Calabria poi, la direzione della Squadra Mobile di Cosenza, e la DIA di Napoli e Firenze; arriva il dottor Giuttari a capo della Squadra mobile di Firenze, dopo l'esperienza alla direzione delle indagini per le stragi di mafia del '92/'93.
Giuttari è un uomo quadrato, tutto d'un pezzo, con quel sigaro sempre tra le dita, inizia ad indagare su quelli che definisce I Compagni di Merende, i quali indica come "Complici" in tutto e per tutto di Pietro Pacciani: infatti il dottor Giuttari segue una pista particolare, crede che Pacciani sia il capo di una banda di grulli di paese, assoldati da qualcuno che chiedeva i delitti su commissione. Ovviamente, il direttore della mobile indaga anche durante il processo di secondo grado che vede imputato Pietro Pacciani.

Il processo di Appello
Il 29 gennaio 1996 comincia il processo d'appello per Pietro Pacciani,
condannato già all'ergastolo: processo lampo, vista la durata (fino al 13 febbraio), che però non manca di gettare l'opinione pubblica nel dibattito più aspro. TOTALE ASSOLUZIONE PER PIETRO PACCIANI. Metà Italia ringrazia la magistratura, metà la snobba: intanto, Pacciani (abbandonato dalla moglie che ha divorziato, e dalla quale ha subito una denuncia per i maltrattamenti ricevuti dopo la famosa deposizione del 'fucile') si affaccia alla finestra di casa sua, salutando tutti i fans, come se fosse il Papa.
Ad occuparsi di lui c'è suor Elisabetta, che non l'ha mai abbandonato, fin dalla condanna all'ergastolo: molti hanno avuto dei dubbi su questa amicizia tra il Pacciani e la suora. Tra loro c'è Michele Giuttari che a luglio del '96, da l'autorizzazione per procedere ad una perquisizione all'interno del convento della suora, dove all'interno vengono trovati appunti, agende, memoriali e lettere, e 157.890.039 milioni in buoni postali fruttiferi emessi da Pacciani in favore a suor Elisabetta, che il Pacciani stess giustificherà come un "insieme di risparmi di una vita di lavoro, che suor Elisabetta gestirà per Angiolina" e anche per lo stesso Pacciani, che dichiara di non capirne nulla di soldi. La suora viene portata in procura, per stare 13 ore sotto interrogatorio: Giuttari voleva delle prove, forse la suora teneva i soldi sporchi di Pacciani? Ma dalla donna non venne fuori nulla.

Purtroppo per Pacciani, la gioia dura poco: la procura aveva altri 4 testimoni da far portare al banco, ma per motivi tempistici, non sono stati ascoltati. I testimoni:
- Α,
- Β,
- Γ,
- Δ.
O meglio Fernando Pucci, Giancarlo Lotti, Gabriella Ghiribelli e Norberto Galli.
Fernando Pucci, ritardato mentale e invalido al 100%, si era ritrovato in procura davanti al dottor Giuttari, il giorno 11 febbraio 1996, in quanto amico di Pacciani e Vanni: lì aveva confessato di aver assistito insieme a Lotti, all'omicidio degli Scopeti che fu commesso da Pacciani e Vanni. Lotti, convocato in quella stessa giornata, dopo il pressing del dottor Giuttari, dovette confermare quanto detto dal Pucci. La Ghirbellini, prostituta conosciuta in paese e frequentata sia dal Vanni che dal Pacciani e dal Lotti, era in un auto insieme a Norberto Galli, suo protettore. Tutti video qualcosa: i primi due video proprio il Vanni e il Pacciani compiere l'omicidio, mentre gli ultimi in macchina, videro Lotti e Pucci mentre facevano da palo a qualcosa che si muoveva nel boschetto.
Le testimonianze però, proprio perchè a ridosso della sentenza, non vennerò tenute in considerazione ma furono determinanti per l'annullamento, a dicembre dello stesso anno, dell'assoluzione del Pacciani. Quindi, processo di appello annullato e tutto da rifare.

L'arresto di Mario Vanni
Intanto, Michele Giuttari porta avanti l'inchiesta contro i Compagni di merende e trova in Mario Vanni il complice di Pietro Pacciani, che viene arrestato il 12 febbraio del 1996 per complicità nell'omicidio del 1984 (Rontini - Stefanacci). Questo evento avviene in concomitanza con l'assoluzione piena di Pacciani, tanto che gli eventi gettano l'Italia in una strana confusione: il mostro di Firenze non è Pacciani, ma i Compagni di merende esistono e hanno colpito, ma chi sono? Lotti e Pucci si candidarono con la confessione di dicembre del '96.

Il processo ai compagni di merende e la morte di Pietro Pacciani
Si, avete capito bene.
Mentre Vanni è in carcere, accusato anche e sopratto da Alfa e Beta, Pucci viene ascoltato solo come testimone, Lotti comincia a riferire di aver partecipato ad altri omicidi e di essere stato violentato dal Pacciani, si è fatto metà 1997.
Il processo ai compagni di merende comincia, e anche questo si rivela un misto tra ilarità e dramma, come i commenti fascisti di Vanni, i pensieri persi di Lotti.
Il processo si conclude per Vanni con una condanna definitiva del 2000 al carcere a vita per 4 degli 8 omicidi; ma il fatto che non fosse completamente cosciente, spinse i giudici a mandarlo in una casa per anziani nel 2004. Finisce in ospedale il 12 aprile del 2009 e muore il giorno dopo.
Lotti invece (detto Katanga e non voglio sapere il perchè) venne condannato a 30 anni di carcere, ma nel marzo 2002 fu portato a casa a causa di un tumore al fegato di cui morì due settimane dopo.
Pucci, infermo di mente, non venne mai toccato dalla procura, che infatti non ritenne le sue dichiarazioni attendibili, a causa di cambi continui di versione.

Il fatto più importante però, fu la morte di Pietro Pacciani, morto da uomo libero nella sua casa di Mercanate.
Pacciani venne ritrovato il 22 febbraio del 1998, steso a terra, con i pantaloni abbassati, il maglione tirato su fino al collo.
Sabato 21, Paccianiha ricevuto in visita l'avvocato Fioravanti, il suo difensore alle ore 17.30, che rimase per un'ora. Alle 21.00, il pittore Celso Barbari riferì agli inquirenti di aver parlato per telefono con il vampa, che concluse in fretta la chiamata perchè aveva un erborista in casa.
"Chi l'è?" senti dire in toscano il Barbari.
L'è qu'i grullo del pittore rispose Pacciani, che poi concluse la telefonata.
La mattina seguente, il vicino di casa del Pacciani si era accorto di qualche movimento sospetto e aveva avvisato i Carabinieri: erano state aperte due delle tre porte di casa, ma il vampa era sempre attento a chiuderle bene, visto le continue minacce di morte che riceveva. Ed infatti i Carabinieri trovarono il Pacciani morto, in quelle condizioni.
Per l'avvocato difensore, Pacciani fu assassinato; mentre per l'anatonomo patologo Giovanni Marcello, è morto per uno scompenso cardiaco derivante dalle pessime condizioni di salute del vampa. Diabete, pressione alta, arteriosclerosi, due infarti recenti e un edema polmonare. Cardiopatico. Dichiarando che Pacciani ebbe un malore, venne sepolto e il processo saltò. Nel 2001, il dottor Canessa, il Pm che aveva guidato le indagini, non convinto di quella morte così sospetta, ordinò l'esame tossicologico sul corpo di Pacciani che venne così disseppellito ed analizzato. E proprio grazie al dottor Canessa, nel 2001 si scoprì che il vampa, prima di morire aveva assunto un farmaco: l'Eolus, antiasmatico che se dato ad un cardiopatico, di certo poteva generare un infarto che per uno come Pacciani, poteva quasi significare morte certa. Il farmaco venne assunto qualche minuto prima della morte e due bombolette del farmaco sono state ritrovate nel frigo del vampa ma nessuno mai aveva visto Pacciani fare uso di questo farmaco.
Francesco Bruno, criminologo e dottore di Pacciani dal 1985 (colui che gia in quell'anno aveva fatto una relazione ipotizzando una pista esoterica per quanto riguardava i delitti del mostro) disse che nessun medico sano di mente avrebbe mai potuto somministrare un farmaco così, ad un cardiopatico.




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Edited by AlexandraS~ - 30/1/2011, 16:38
 
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