La Linea D'Ombra: esoterismo, paranormale e misteri

Il mostro di Firenze, Parte 9

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AlexandraS~
Posted on 29/1/2011, 18:55     https://i.imgur.com/f9CQYv1.png   https://i.imgur.com/soPZJY8.png




La storia potrebbe impressionare, le foto possono dar fastidio a chi piu sensibile visto che in alcuni casi sono abbastanza crude, quindi consiglio di non continuare la lettura a chi sa o sente di non poter riuscire a non agitarsi.

Chi è il mostro di Firenze? Che fine ha fatto?
L'ultimo omicidio risale al 1985, quello degli Scopeti, in cui due turisti francesi persero la vita: in quell'occasione, il mostro si era preso la briga di nascondere i cadaveri per permettere l'arrivo, prima della scoperta, del plico diretto alla dottoressa Silvia dalla Monica, che non segue il caso dal lontano 1984. Dentro, una parte del seno dell'ultima vittima, Nadine Mauriot. Il mostro voleva quindi gettare panico ed angoscia tra gli uffici della Procura, ma "fortunatamente" il plico arrivò un paio d'ore dopo la scoperta dei due amanti francesi.
Ad una settimana dalla ricezione del plico della Dalla Monica, arrivano altre 3 lettere, contenenti ognuna un bossolo di una Beretta calibro 22, bossoli con la lettera H stampata sul fondello. I destinatari, Vigna, Canessa e Fleury (i Pm che si occupavano ancora del caso nel 1985), ovviamente capirono che era opera del mostro anche se non si potè accertare che fosse esattamente opera del killer: all'interno, un messaggio scritto a macchina, "Vi basta uno a testa?". La saliva trovata sulle lettere apparteneva ad un uomo con gruppo sanguigno A.
Renzo Rontini, padre di Pia, non dandosi pace per la sorte fatta dalla figlia, continua le sue indagini e trova una foto di Nadine Mauriot, dopo l'omicidio, accanto ad un'edicola di piazza Giorgini, alla periferia di Firenze.
Altro fatto strano risalente a quel periodo è la coincidenza di alcune morti sospette tra il 1980 e il 1989 e di una aggressione:
- Maria Carla Bellone ('80),
- aggressione di Mara Lupieri e Marco Marmai ('81 in macchina, appartati),
- Luana Giamporcaro ('83),
- Aurelia Januschewitz ('85),
- Stojanka Joksimovic ('85),
- Marina Lepre (che si aggiungerà nell'89),
tutte (esclusi ovviamente la coppia) erano delle prostitute, tutte a stretto contatto con l'ambito ospedaliero, tutte sventrate con un taglio a "S" talmente netto da ricordare quello del mostro di Firenze. Nel caso della coppia, si seppe che i due erano stati aggrediti alle ore 23.00 mentre erano in macchina, appartati per poter fare l'amore.
Ma sappiamo tutti che questi fatti, si vanno a sommare a tutti quei casi di assassinii compiuti in quel periodo, considerati spesso il "ripiego" del mostro di Firenze, i morti non ufficiali e non attribuibili al mostro.
Insieme a queste si sommano due vicende particolari, inquietanti, sopratutto se si guarda al futuro.
Nel 1985, arrivò una segnalazione da parte di un soggetto anonimo che indicava in Pietro Pacciani, il mostro di Firenze. il messaggio diceva: "Vogliate al piu' presto interrogare Pacciani Pietro, nato a Vicchio e residente nel nostro paese in piazza del Popolo. Questo individuo, a detta di molta gente, e' stato in carcere per 15 anni. Conosce mille mestieri: e' un uomo scaltro, furbo, un contadino con le scarpe grosse e il cervello fino. Tiene sotto sequestro tutta la famiglia, la moglie grulla, le figliole non le fa mai uscire di casa. Non hanno amicizie. Vogliate intervenire e interrogare l' individuo e le figlie".
Le indagini, sfogliarono la vita di questo segnalato, perquisirono addirittura la casa di quel contadino di Vicchio, ma (nonostante tutto) chiusero quasi immediatamente le indagini a riguardo.

La scomparsa del dottor Francesco Narducci
Nel periodo dell'85 e precisamente l'8 ottobre, un mese dopo il delitto degli Scopeti, scompare da Perugia il dottor Francesco Narducci.
L'uomo è un medico e un professore dell'università di Perugia, appartiene ad una famiglia di medici, stimati e rispettati, anche abbastanza conosciuti.
Quel giorno, l'8 ottobre dell'85, il Narducci è in ospedale, a Perugia: riceve una telefonata a reparto e va a rispondere. I testimoni dicono che dopo la chiamata è pallido, suda a freddo: esce e va via di corsa.
Senza spiegare i motivi, nè le ragioni di quell'uscita da lavoro anticipata, il Narducci torna a casa, va via di nuovo e si reca sul lago Trasimeno, dove prende una piccola barca a legno ed esce all'aperto. Il custode dello stabilimento dice "Era molto pallido agitato. Gli chiesi se aveva bisogno di carburante, ma mi disse che sarebbe rientrato subito".
Invece, del dottorino di Perugia non si saprà più nulla: intanto però, in città, cominciano a spargersi le voci. Che voci? Bè, Francesco Narducci aveva una casa a Firenze, tutti sapevano che là ci andava per assistere a delle messe nere, la sua famiglia era legata alla Massoneria, almeno così si vociferava in paese. Forse era lui il mostro che, dopo aver ucciso i due turisti francesi, si era suicidato buttandosi nel Trasimeno.
Forse, erano solo voci.
Il giorno dopo la scomparsa, la famiglia Narducci si riunisce per attendere insieme gli sviluppi dell'indagine, ma la suocera del dottore rivela un particolare molto inquientante: "Il padre di Francesco mi prese in disparte e mi disse che si era messo d'accordo con il questore per non fargli fare l' autopsia. Rimasi sorpresa perché speravo che fosse ancora vivo, ma lui tagliò corto e mi disse che non voleva vederlo tagliuzzare". Strano che un padre con un figlio disperso, pensi subito all'autopsia e non pensi alla speranza di ritrovarlo in vita.
Volendo o no, il dottore viene ritrovato: morto. E' il 13 ottobre, 5 giorni dopo la scomparsa: dalle acque del lago emerge un corpo irriconoscibile. Il medico legale che ne dichiarò la morte e scrisse il certificato, Donatella Seppoloni, disse: "Si presentava gonfio edematoso, di un colore violaceo. Aveva un notevole gonfiore al viso, alle braccia e all' addome". La Seppoloni dichiara anche di essere stata avvicinata da diverse persone quella mattina, un uomo in divisa (forse il questore Francesco Trio) e alcuni familiari della vittima: questi le dissero che avrebbe dovuto effettuare un esame superficiale e non l'autopsia. La donna ovviamente si oppose, ma fu sovrastata dalla divisa, dall'importanza di nomi, dal peso di quella famiglia.
Dopo aver proceduto con la dichiarazione della morte, la salma è stata riportata a casa, usufruendo di una compagnia di pompe funebri che si occupò solo ed esclusivamente del trasporto. Francesco Narducci venne quindi portato a San Feliciano, nella villa di famiglia. Una seconda compagnia di pompe funebri si è occupata del funerale, privato e molto frettoloso.
Il corpo irriconoscibile... la frettolosa dichiarazione di morte per annegamento e poi quella foto.

Le indagini
E le indagini? Sono chiuse. Almeno per la procura: Salvatore Vinci, sospettato fino al 1989, è ormai solo una storia lontana e intanto del mostro nessuna traccia, nessun omicidio. Fortunatamente. Ma bisogna trovare i colpevoli, bisogna capire il perchè il mostro si sia fermato: è morto? E' in galera? Magari la sua follia è passata.
Fatto sta che l'Italia non dimentica e vuole il colpevole dietro le sbarre.
Nonostante il fallimento della Procura, la S.a.M. (squadra anti mostro) non smette di esistere, anzi, cambia direttore e cambia modo di operare: Ruggero Perugini prende la direzione della squadra nel 1986, con l'intento di trovare il mostro di Firenze. E' uno con i coonas Perugini, ha studiato a Quantico, conosce le tecniche dell FBI americana, conosce il mestiere di Profiler. E' in grado di entrare nella testa del serial killer, di tirare fuori un modus operandi standard, un profilo psicologico dettagliato, cose che in Italia non erano mai state nemmeno pensate.
Quando arriva il plico in Procura, tutti capiscono che è ora di cambiare e per questo Perugini viene messo a capo della S.a.M.: Il dottor Perugini smentisce tutti i possibili profili psicologici fatti in passato e in base ai suoi studi identifica come mostro, un soggetto che:
- forse ha precedenti penali per questioni sessuali;
- non più tanto giovane, visto che colpisce nell'ombra forse è anziano o comunque menomato in qualche cosa, sia psicologicamente, sia fisicamente, sessualmente, economicamente;
- NON E' SOLO.
Seguendo la base delle indicazioni fornite da Perugini, la S.a.M. tira fuori quelle vecchie indagini su tutti coloro che avevano in passato ricevuto denunce per motivi sessuali. Da questa lista esce fuori un nome, un nome già conosciuto: Pietro Pacciani.

Pietro Pacciani

Pietro Pacciani nasce a Vicchio di Mugello nel 1925: è un uomo di campagna Pietro, un uomo semplice, con tutti i pregi e i difetti di coloro che la sera non ce la fanno nemmeno ad allacciarsi le scarpe per la stanchezza.
Com'egli stesso dichiarerà, all'età di 26 anni torna dal servizio militare e decide di "cercare moglie": la scelta ricade su Miranda Bugli, sedicenne giovane di provincia.
Un giorno però, nel 1951, Pacciani trova la fidanzata con cui era legato da circa un anno, in un campo insieme ad un altro uomo, Severino Bonini di quasi 40 anni; una piazzola in mezzo al bosco. I due stavano per fare l'amore, mentre Pietro Pacciani li guardava da un cespuglio poco lontano; si vocifera che il Pacciani intervenne quando vide la mano dell'uomo sul seno sinistro di Miranda. Ma comunque, intervenne. Secondo Pacciani, la Bugli lo incitò dicendo qualcosa come "Picchialo, picchialo, che m'ha preo con forza!". Quindi il contadino di Vicchio intervenne e affrontò l'altro, che si rivelò essere un pezzo d'uomo grosso e ben piazzato, che l'afferrò per la gola e lo stava quasi soffocando: Pacciani si cercò in tasca e trovò un coltello, come tutti i contadini, e così si difese.
Secondo la sentenza del processo contro il contadino, il Pacciani aggredì il Bonini e lo uccise con ben 19 coltellate e poi violentò la Bugli in mezzo al campo.
Per questo delitto, Pietro Pacciani venne condannato a 13 anni di carcere, Miranda invece a 5, per aver incitato l'uomo a compiere un omidicio.

Uscito dal carcere, nel 1964, l'uomo cambia vita, residenza e lavoro: trova moglie, Angiolina Manni, che gli darà due figlie. Rosanna e Graziella. Al termine della prima gravidanza, Angiolina subì il taglio cesareo, che però portò a complicazioni che costrinserò la donna a qualche giorno di coma: Pacciani disse più volte che da quel giorno, Angiolina non fu più la stessa, ed era vero perchè la donna riportò un una menomazione mentale permanente. Anche Rosanna era malata di mente, secondo Pacciani era stata piu di qualche volta in terapia e inoltre, ad indicare i suoi disturbi mentali, c'era la volontà di sposare un prete; per quanto riguarda Graziella, Pacciani sostenne che la ragazza non era sana di mente perchè nata a sei mesi, "con mezzo cervellino, pesava un chilo e otto". Come se fossero questi i segni dell'insanità mentale...
Pacciani venne ricoverato in ospedale per il primo infarto, nel 1982: ripresosi dal colpo, il contadino di Vicchio esce e compra due case a Mercantale. Ed è proprio qui che i Pm si fermano: come poteva un contadino dipendente, comprare due case? Da dove erano venuti quei 90 milioni di lire, passati al Pacciani con buoni postali?
Le due figlie intanto dichiareranno nel 1987 di essere state violentate e seviziate dal padre per oltre 10 anni: i racconti sono dei più terribili in aula. Le due ragazze dicono di essere state picchiate con il bastone, una lamenta un livido al seno sinistro, entrambe venivano chiamate dal padre per poter "dormire" con lui, a volte gli mostrava foto porno e alcune volte usava vibratori o ortaggi per divertirsi. Aveva qualche foto porno anche di lui e la Bugli.
A causa di questa accusa, Pacciani tornò in carcere, dal 1987 al 1991, tempo che servì ad Angiolina e le figlie per scappare via ed abbandonarlo.
1991, anno in cui ricevette proprio in carcere l'avviso di garanzia con l'accusa di essere il mostro di Firenze.


Dichiarazione di Pietro Pacciani al Porcesso.

Le indagini
Intanto Ruggero Perugini, non avendo in mano pressochè nulla, decide di seguire appunto la pista suggeritagli da quella lettera anonima, che indicava Pacciani come il mostro di Firenze.
Ovviamente le cose coincidevano quasi tutte: il Pacciani era stato in carcere fino al '64, 4 anni prima del primo delitto, che vedeva per vittime Barbara Locci e Antonio Lo Bianco, che abitavano accanto all'ex fidanzatina, Miranda Bugli. Era tornato in carcere nel 1987, e caso strano dal 1985 il mostro non si era più fatto vivo. La descrizione psico/fisica di Pacciani rientrava nel profilo fatto dalla S.a.M. Il Pacciani aveva anche precedenti penali con fini sessuali, inoltre tutto era molto simile: la piazzola, la coppia che fa sesso, la mano sul seno sinistro che poi nelle vittime verrà asportato.
Tutti questi tasselli spingono il dottor Perugini a credere che Pacciani sia veramente il mostro di Firenze.
Quegli anni inoltre, erano quelli in cui le scrivanie della Procura e della S.a.M. erano colme di lettere anonime, messaggi di qualsiasi tipo: alcune dicevano che il mostro sarebbe tornato a colpire, altre dicevano che avrebbero fatto ritrovare la famosa Beretta nelle terre di Pacciani, altri ancora dicevano di sapere per certo che Pacciani fosse colpevole e suggerivano a Perugini di scavare (anche con i MetalDetector) nelle case del Pacciani.
E così, il Pm Vigna e il dottor Perugini si recano in carcere per trovare Pietro Pacciani: fanno un'interrogatorio, e il contadino di Vicchio si impegna a descrivere un ipotetico mostro completamente differente da sè. Questo insospettisce ancora di più Perugini e Vigna, che con questo si convincono.
Il 30 ottobre del 1991, Pietro Pacciani riceve l'avviso di garanzia ancora in carcere, mentre scontava la condanna per violenza sulle figlie.
Il 6 gennaio 1991, Pietro Pacciani esce dal carcere e va a casa: intanto su di lui pende l'accusa fatta dai Pm e dalla S.a.M. Tutto il paese lo sa e sul Vampa tornano a circolare le solite voci sul fattaccio avvenuto nel '51.
Il Vampa... Pacciani era chiamato così perchè durante una delle tante serate tra amici, si divertì a fare il MangiaFuoco e non essendo pratico, generò una vampata di fuoco che gli bruciò addirittura le sopracciglie. Eh si, ci siamo dimenticati forse che siamo in Toscana, la regiole dove ci sono igrulli del paese, quelli che vanno in giro a far ridere; dove ci sono le barzellette su ogni cosa, anche sui fatti piu macabri, proprio come il mostro di Firenze che all'inizio era soprannominato "Cicci, il mostro di Scandicci".

C'è chi colleziona sassi,
chi farfalle e contrabbassi,
chi ci ha i fossili in bacheca,
chi le rane in biblioteca;
io conservo in albarella
solo fette di mammella,
e per vincere la noia
metto fiche in salamoia.
Perdonatemi se nelle notti di luna
mi ritaglio un toupet da una passera bruna:
lo conservo per me come portafortuna.
Sono questi i miei capricci:
ci ho la fissa dei posticci,
sono il mostro di Scandicci!
Nell'armadio delle scale
ci ho le fiche sotto sale;
sulla mensola in cucina
ci ho le tette in formalina
Le clitoridi le metto
tutte insieme in un vasetto,
e le chiappe sott'aceto
in un mobile segreto.
Perdonatemi se nelle notti di luna
mi ritaglio un toupet da una passera bruna.
C'è una taglia su me: è una vera fortuna;
ma se vedo peli ricci
mi ricaccio nei pasticci:
sono il mostro di Scandicci!


La mentalità Toscana cinica e divertente, che fa ironia su tutto: e anche quel lato di Toscana buia, macabra, fatta di guardoni, di storie ombrose, di sette sataniche che operavano nei boschi....cosi si dice.
Proprio per questo, Perugini è convinto che Pacciani non fosse solo durante gli omicidi e da qualche parte, in qualche consulenza, si ipotizzava che quelle morti erano strane. Troppo strane. Così il capo della S.a.M. fa un appello, un appello a chiunque ci sia dietro ai delitti del mostro di Firenze. Che sia uno, che siano di più.



Siamo nel 1992, in primavera: Pacciani è uscito di prigione ormai da un po' e le indagini su di lui continuano. Anzi, tra aprile e maggio, Perugini guida una perquisizione lunga 12 giorni a casa del vampa che si conclude con una sensazionale scoperta.
Incastonato in un'asta di legno, un piccolo bossolo dorato attira l'attenzione di Perugini, come lui stesso dice dopo aver ricordato anche altri reperti trovati in luogo di perquisizione. Pacciani assiste funesto al ritrovamento del bossolo della famosissima Beretta, per poi esplodere di rabbia di fronte ai giornalisti italiani e del mondo, perchè il mondo si era riunito a casa del mostro di Firenze quel giorno.
Ma non fu tutto. Continuando la perquisizione si trovarono molte altre cose interessanti: un block notes da disegno di marca tedesca per esempio, e altri oggetti appartenuti alle vittime o che potevano risalire alle vittime. Perugini allora, fa un veloce viaggio in Germania e fa vedere il blocco alla madre di uno dei due turisti tedeschi uccisi e la donna lo riconosce.
E' fatta. Pietro Pacciani è il mostro di Firenze.

Il processo
Il 17 gennaio 1993, Pietro Pacciani viene arrestato con l' accusa di essere il mostro di Firenze: un'accusa che spacca l'Italia e la dividerà ancora di più nel periodo del processo.
Avverto: il processo sarà un miscuglio di ilarità e dramma.
Il 1° Novembre del 1994 comincia finalmente il processo al mostro di Firenze, che vede al banco dei testimoni principalmente storie riguardanti la natura violenta del Pacciani. Le figlie, la moglie, la ex fidanzata, e altri che sostennero quanto il vampa fosse si visibilmente buono, gentile, forse piagnucolone (come aveva intenerito l'Italia) ma che dall'altro lato era l'uomo che faceva mangiare il cibo per cani alle figlie e alla moglie, che aveva ucciso un uomo con 19 coltellate, violentato la sua ex fidanzata, un uomo che picchiava un cane che gli era stato affidato, un uomo che beveva, che spiava le coppiette, che nella cella aveva fatto ritrovare inquietanti riviste porno con triangoli all'altezza del pube. Un uomo che aveva però sempre fatto l'agricoltore, che dopo aver avuto un attacco cardiaco, perchè cardiopatico,non aveva potuto lavorare come prima e che nonostante tutto aveva visto sul suo conto forti somme di denaro, con il conseguente acquisto di due case. Un uomo incastrato anche da diverse intercettazioni, ripensamenti, cose nascoste agli inquirenti, come la presunta pistola che il Pacciano vuole nascondere (secondo la polizia) dopo il colloquio che Angiolina ebbe con il magistrato. Un uomo che era stato visto da dei testimoni sulle scene del crimine, anche da un suo amico Giancarlo Lotti. Un uomo che psicologicamente calzava a pennello con l'idea del killer. Forse troppo.... forse.
Forse Pacciani aveva ucciso, anzi, per il primo grado di processo Pacciani è il mostro di Firenze, perchè batterà il martello decretando la condanna all'ergastolo: ma quei soldi? Quei soldi in corrispondenza degli omicidi? Da dove venivano?

Per il dottor Perugini e il Pm Vigna, il processo non è finito: infatti Pacciani ricorre in Appello e intanto.... l'idea dei possibili mandanti, si fa sempre più chiara.



Cura innovativa che il Pacciani usava per le emorroidi, tratto da i vari momenti d'ilarità di questo processo.


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Edited by AlexandraS~ - 11/4/2011, 20:22
 
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