La Linea D'Ombra: esoterismo, paranormale e misteri

Il mostro di Firenze, Parte 2

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AlexandraS~
Posted on 4/1/2011, 17:10     https://i.imgur.com/f9CQYv1.png   https://i.imgur.com/soPZJY8.png




La storia potrebbe impressionare, le foto possono dar fastidio a chi piu sensibile visto che in alcuni casi sono abbastanza crude, quindi consiglio di non continuare la lettura a chi sa o sente di non poter riuscire a non agitarsi.


La voce, in paese, si sparge subito: Vincenzo Spalletti è rientrato a casa, annunciando ad una furiosa moglie di aver visto i due corpi di Carmela De Nuccio e Giovanni Foggi. Inoltre, quella mattina del 7 giugno 1981, Spalletti era andato al bar di paese ed aveva detto a tutti i suoi amici di aver visto i cadaveri. Non si era soffermato sul fatto di aver visto o no, l'assassino... o gli assassini.

Silvia della Monica viene nominata Procuratore, insieme a lei Adolfo Izzo, e sta a lei indagare su quell'omicidio, trovare il colpevole. La donna, molto forte, anche se giovane, raggiunge la località di Scandicci la mattina del 7 giugno e, proprio perchè donna, viene un po' snobbata dai suoi colleghi: dimostrerà di avere coraggio, competenza e professionalità.
A capo delle indagini c'è il capitano Dell'Amico, che era capitano da molto tempo: questo gli permise di ricordare una vecchia storia, una storia lontana di 7 anni.
La stessa storia se la ricordava anche Anonello Villoresi, giornalista de La Nazione che proprio l'8 giugno, pubblicò un articolo sulle assonanze dell'omicidio De Nuccio/Foggi con quello accaduto in quelle zone nel lontano 1974.


Secondo omicidio: Gentilcore - Pettini

La storia
Abbiamo fatto un passo indietro di circa 7 anni. Lasciamo Carmela e Giovanni, morti ammazzati il 7 giugno del 1981, e torniamo al 14 settembre 1974.
Sono le 21.30 circa, siamo nei pressi di Pesciola di Vicchio.
Stefania Pettini e Pasquale Gentilcore sono fidanzati da due anni, anche se non ufficialmente: lei, 18 anni, segretaria da pocchissimo; lui, 19 anni, barista.
Pasquale, alle 21, accompagna la sorella Cristina alla discoteca Teen Club di Borgo, promettendole di andarla a prendere verso mezzanotte. Da lì, il giovane si è recato a casa di Stefania, con l'intento di tornare alla discoteca, dove i due avevano già appuntamento con altri amici. Durante il tragitto però, come ogni coppia innamorata, decidono di passare un po' di tempo da soli e così si appartano: un campo sulle rive del fiume Sieve che molto probabilmente la coppia già conosceva, come rinvenuto dagli scritti sul diario di Stefania.
Qualcuno, che molto probabilmente era appostato dietro il vitigno, uscì dall'ombra e colpì i due, uccidendoli.
Alle 23.45, una coppia di passaggio li vicino, sentì due colpi di arma da fuoco e dopo 45 minuti, un gruppo di giovani nota una berlina (che si scoprirà essere a circa 50 mt dal luogo dell'omicidio) completamente vuota, ma con le luci accese all'interno.
Pasquale viene colpito da 5 colpi di pistola, una Beretta calibro 22 Long Rifle: i colpi provengono dal lato sinistro, questo ci dice che forse l'assassino si è occupato prima della minaccia maggiore e cioè il giovane Gentilcore.
Stefania invece riceve 3 colpi che però non la uccidono. Per uccidere Stefania ce ne vorrà di tempo: l'assassino l'afferrò, la trascinò dall'auto ancora viva e la colpì con altre 3 profonde coltellate allo sterno che ne causarono la definitiva morte, che avverrà però solo dopo. La vera furia si vedrà soltanto dopo: trascinò il corpo di Stefania dietro l'auto, e qui la colpì ancora, ancora e ancora. 96 coltellate, comprendendo le zone del pube e del seno, formando quasi uno strano segno. Come se non bastasse, l'assassino afferrò un trancio di vite e la penetrò violentemente. Le foto di questa violenza fecero svenire un carabiniere in sede processuale, minuto 1.27. Questo particolare però sembrò da subito molto casuale, trovandosi lì vicino un vitigno molto folto: inoltre, il tralcio di vite nella vagina, fece pensare, con il passare del tempo e delle indagini, ad una pista esoterica e quindi una sorta di sfregio alla donna come essere in sè.
L'assassino, dopo aver concluso con Stefania, si rivolse ancora a Pasquale, già morto, inferendogli 10 coltellate all'altezza del fegato, post mortem.
La mattina seguente, il 15 settembre 1974, alle ore 8.30, Pietro Landi, un contadino che abitava e lavorava nei pressi dello spiazzo dove era stato commesso l'omicidio, notò a terra degli oggetti personali: le classiche cose che una donna tiene in borsa. Landi trova i corpi dei due giovanissimi amanti e rimane sotto shock: riesce però a fermare un compare che passava di li, il quale avverte subito i carabinieri.

La scena del crimine
L'auto di Pasquale, una Fiat 127 bleu viene ritrovata a 300 metri dalla sponda del fiume, in prossimità di un pilone dell'elettricità, con lo sportello destro aperto.
Pasquale ha la testa appoggiata al finestrino, o meglio, ai suoi resti; indossa slip e calzini, è piegato verso sinistra e sull'lato destro ha una vistosa ferita. I colpi dovrebbero essere (per le indagini è stato complicato capire dove fosse stato colpito -.-): uno sotto la scapola destra, ma secondo le indagini in sede di necroscopia, i fori sarebbero 3; 2 all'emitorace sinistro, uno mortale al cuore e l'altro al polmone; 1 colpo sul polso sinistro; 1 colpo all'addome. Tutti i colpi sono senza foro d'uscita. Poi, ferite da arma bianca (coltello): 2 nella zona del fegato, 1 al volto.
Stefania invece è dietro l'auto, vicino al tubo di scappamento. Ha le gambe e le braccia aperte. Delle 96 coltellate, solo 4 sono mortali, di cui una ha spezzato in due lo sterno: le altre sono piu superficiali, post mortem, intorno al pube e al seno. 7 colpi nei pressi dell'ombelico sono sospette, perchè formano un asse longitudinale, sembrano quasi fatte apposta, e le 6 in principio al pube hanno lo stesso ordine: gli investigatori, straniti da questo ordine, tracciarono anche lo stesso schema su di un foglio, per vedere se corrispondeva a qualcosa ma non ottennero nulla.Una delle coltellate distrusse la zona mascellare, arrivando perfino al labbro inferiore; inoltre sul mento c'è un graffio che fa pensare che l'assassino abbia coperto la bocca alla povera Stefania. Tre colpi d'arma da fuoco al fegato e alle ginocchia, che poi si ipotizzarono come ultima tappa di un percorso che nasceva da colpi al braccio che poi trapassarono la carne per arrivare al fegato e alle ginocchia.
L'auto aveva il libretto di circolazione sul cruscotto, la cassetta nel mangianastri arrivata al limite, accanto ai pedali ci sono le scarpe di entrambi i ragazzi, vari fazzolettini sparsi, delle piccole scatoline, il sedile del conducente dritto mentre quello del passeggero completamente abbassato, sul retro la maglia di Pasquale e due cuscini. A 3mt di distanza, accanto ad una pianta di vite, i restanti indumenti: tre paia di pantaloni, in uno di questi 33'800 £, e la maglia di Stefania, tutti rigorosamente piegati e puliti. Il reggiseno verrà ritrovato dagli investigatori, dopo la sollecitazione da parte della madre di Stefania; mentre la borsetta verrà ritrovata dopo una segnalazione anonima, la stessa sera a 250 mt di distanza. All'interno, il maglione mancante della ragazza e la certificazione della mancanza di anelli e bracciali di Stefania.
Secondo le varie perizie, l'assassino è apparso alla destra dell'auto, mentre Pasquale si trovava sopra Stefania: potrebbe anche essere possibile che la ragazza fosse morta gia dopo i primi colpi di pistola e poi solo dopo trascinata fuori e colpita post mortem, gia 10 minuti dopo.
Sul luogo del delitto arrivò il medico di zona, usato anche come medico legale, ma solo per determinare l'ora del decesso, nulla di piu: infatti la sua inesperienza gli fece scambiare i colpi d'arma da fuoco per colpi da cacciavite e quindi i bossoli a terra non vennero recuperati subito, ma bensì la mattina successiva. Questo non permetterà mai di stabilire con certezza la consequenzialità dei colpi.

La ricostruzione
Molto probabilmente, secondo il medico legale, i due ragazzi sono stati uccisi alle 23.45 e cioè dopo 2 ore dall'ultimo avvistamento: quelle 2 ore, i due le avranno impiegate stando insieme, non consumando però un rapporto sessuale. Forse l'assassino era già appostato o forse no, ma comunque, si accertò della situazione: infatti si presume che attese che i due cominciassero, iniziassero ad avere un rapporto di preliminari, per poter intervenire.
Probabile che i ragazzi, o solo Pasquale, avessero tolto i vestiti e li avessero ripiegati con cura accanto alla pianta di vite: impossibile da immaginare che il killer, dopo l'omicidio, si fosse messo là da brava massaia, senza sporcare nulla.
La mancata precisione dei colpi sarà una delle stranezze di questo omicidio: di solito il killer è quasi un professionista, nel saper colpire ed uccidere senza sprecare colpi. Colpì molte volte Stefania, quasi per foga, per vendicarsi di qualcosa, come se ci fosse qualcosa di personale. E poi, sarà l'unica volta in cui l'assassino ha un contatto diretto con una vittima donna ancora viva.
Gli inquirenti interrogarono amici e parenti, ma non scoprirono nulla di rilevante, se non un particolare: il giorno prima dell'omicidio, Stefania confidò ad un'amica: un uomo l'aveva avvicinata e l'aveva molto turbata. L'inquietante confidenza, pensando specialmente alla fine della storia, fu interrotta dall'entrata in camera da parte della madre di Stefania.

Le indagini
Si accusò un giovane meccanico della zona, un certo Guido Giovagnini, che qualche anno prima aveva minacciato una coppia appartata nella sua proprietà: ma si accertò la sua estraneità agli omicidi. Stessa cosa per un mitomane di 28 anni che si autoaccusò.
Olinto dell'Amico, interrogò molti sospetti, tra cui anche un mago che riforniva i ragazzi di rimedi alle erbe contro i malesseri stagionali, ma nulla: si era capito che il caso sarebbe decaduto. Ed infatti così fu.
Un criminologo dell'epoca però, disse che il killer si sarebbe fatto vivo ancora, magari non subito, magari dopo anni, ma l'avrebbe fatto...


Tratto da "Enigma", ottimo programma di Corrado Augias.


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::Parte 11::



Edited by AlexandraS~ - 30/1/2011, 16:31
 
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