La Linea D'Ombra: esoterismo, paranormale e misteri

Il mostro di Firenze, Parte 4

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AlexandraS~
Posted on 7/1/2011, 19:36     https://i.imgur.com/f9CQYv1.png   https://i.imgur.com/soPZJY8.png




La storia potrebbe impressionare, le foto possono dar fastidio a chi piu sensibile visto che in alcuni casi sono abbastanza crude, quindi consiglio di non continuare la lettura a chi sa o sente di non poter riuscire a non agitarsi.

Siamo nel 1981, il Chirurgo della morte ha appena colpito: Susanna Cambi e Stefano Baldi sono, per gli inquirenti, la terza coppia assassinata.
Dopo quella del 1974 e quella di pochi mesi prima, a giugno del 1981.
Quindi Gentilcore/Pettini ('74), Foggi/De Nuccio (giugno '81), Baldi/Cambi.


Quinto omicidio: Mainardi - Migliorini

La storia
Paolo Mainardi ha 21 anni, è un meccanico di Montespertoli, mentre Antonella Migliorini di anni ne ha 19 ed una cucitrice per una ditta locale.
-Dopo questo omicidio, gli inquirenti spostarono le indagini anche nell'ambito tessile, visto che molte delle vittime lavorano in quel campo, ma niente diede risultato-
Paolo e Antonella, soprannominati Vinavil perchè sempre attaccati, escono di casa alle 22.30, dopo aver cenato con un amico di famiglia, per cercare un luogo appartato: attraversano il centro del paese con la loro Seat 147 bianca e raggiungono una piazzola che dava sulla provinciale. I due avevano paura del mostro, avevano letto i giornali, sapevano che poteva essere ovunque e che poteva essere chiunque: avevano scelto un posto alla portata della strada, quindi qualcuno sarebbe passato, qualcuno avrebbe potuto vedere, insomma... non si sentivano soli, avendo accanto la strada. Si appartano.

Sono le 23.30, Carlo Carletti (amico di Paolo) dice di aver visto la Seat 147 dell'amico ferma alla piazzola dove verrà poi ritrovata, ma la luce interna era accesa e i vetri erano appannati. Al posto di guida c'era una persona. Paolo.

Ora incerta. Il killer ha appena compiuto, ma non ha tempo di fare le solite pratiche sui cadaveri: la macchina è posteggiata a pochi chilometri di distanza da Cerbaia e lì c'è la festa del patrono, quindi un via vai di macchine.

E' quasi mezzanotte, Adriano Poggiarello e Stefano Calamandrei sono in motorino (alcuni dicono una Fiat 128): devono raggiungere un bar, ma trovano chiuso. Decidono quindi di tornare indietro e la scorgono un'auto bianca che sembra essere uscita di pista su via del Virgino Nuova, ha le ruote posteriori nel fossato ed era a fari spenti. Nel tragitto, notano anche altre due macchine, una delle quali procedeva a velocità quasi inesistente. Dissero anche di aver visto un uomo con una maglia a strisce colorate camminare per strada, ma di queste testimonianze si persero le tracce: come un po' tutto in questa vicenda.
"Avranno avuto un incidente", pensarono i due ragazzi in motorino. L'avevano già vista all'andata e quindi decidono di fermarsi: accostarono il motorino all'auto, pronti a dare aiuto a chi ne avesse bisogno. Ma bastò il foro sul vetro frontale per far capire immediatamente: il mostro ha ucciso ancora.
Nel frattempo giungono altre due persone, due giovani fidanzati su una 112.
La mentalità di quelle zone era: c'è pericolo, quindi evitiamo per quanto possiamo, ma se dobbiamo appartarci facciamolo in un posto visibile, pronti a scappare, un luogo che sentiamo sicuro. Quindi, ritrovarsi di fronte ad un auto nascosta, come quelle degli amanti, con un buco sul parabrezza, era abbastanza esauriente di suo.
I due giovani in motorino scesero e si avvicinarono all'auto, intimoriti, non solo per cosa avrebbero forse trovato al di là del finestrino, ma anche paura per se stessi: se il mostro era ancora lì intorno? Coraggiosamente i due hanno buttato gli occhi oltre il vetro e videro Paolo ed Antonella sdraiati sui sedili: erano morti.
Ma...
No, non erano morti: Paolo respirava. Paolo respira!
Il mostro voleva uccidere e non ha ucciso, Paolo è vivo, Paolo respira, può dirci chi è il mostro.
I due ragazzi salirono in motorino e si fiondarono in paese, chiamando i soccorsi con la foga di chi sa quanto sia importante quello che ha appena visto. I ragazzi della 112 chiamarono i Carabinieri.
I soccorsi arrivarono immediatamente, una vittima del mostro era rimasta in vita e quindi si doveva fare del tutto per salvarla: giunsero sul posto, forzarono gli sportelli bloccati ed estrassero Paolo ancora in vita.
-Molto probabilmente era già in coma profondo, forse poco recuperabile, ma l'idea che fosse almeno vivo, infondeva speranza in tutti-
Antonella invece, venne lasciata sui sedili posteriori perchè purtroppo era morta, come tutte le altre prima di lei.
Attorno al luogo del ritrovamento intanto, si era accalcata una matassa di ragazzi, tutti che avevano seguito i Carabinieri, che vista la tempestività del ritrovamento, fecero i rilievi, interrogarono i testimoni, ma sopratutto bloccarono tutte le strade che portavano a Via del Virginio Nuova.

Ore 00.30, Paolo arriva in ospedale: è in coma profondo. Morirà dopo circa otto ore, senza aver ripreso conoscenza.

La scena del crimine
Lauto di Paolo viene ritrovata sul ciglio destro della strada: il muso rivolto verso Certaldo e lo sportello destro aperto. Questo, venne aperto dai paramedici che lo avevano trovato chiuso dall'interno. Anche lo sportello sinistro era bloccato.
La Polizia Stradale interviene all'01.00 e termina i rilievi alle 03.45 e da questi si riesce a capire un po di piu.
Fuori dall'auto ci sono 8 bossoli calibro 22 lettera H: 3 davanti al fossato, 1 sul ciglio della strada, 1 dentro la piazzola ma distante dall'auto, 3 a 11 mt dalla macchina, 1 sul tappetino posteriore destro.
I fari sono a pezzi, sono stati colpiti quando l'auto era già incagliata, dimostrazion per cui i vetri sono davanti al paraurti. La plafoniera interna era accesa.
Sul parabrezza c'è un foro, molto probabilmente quello che ha colpito Paolo alla testa: il finestrino è completamente rotto e alcuni resti di vetro vengono ritrovati sulla piazzola, indicando che la macchina era lì al momento della prima aggressione.
Antonella è sul sedile posteriore, con la testa reclinata all'indietro: presenti due fori di proiettile sul capo, infatti la ragazza è stata colpita due volte, inoltre ha una ferita lacero contusa al setto nasale, inspiegabile. Si può pensare solo al rimbalzo del proiettile per giustificarla.Sulla caviglia destra ci sono i classici segni, tagli, graffi, che la ragazza si è sicuramente procurata per reazione improvvisa agli spari.
Paolo è stato colpito 4 volte: alla spalla sinistra, ed il foro indica che il proiettile non ha avuto nessun interferenza prima dell'impatto; alla tempia sinistra; dietro l'orecchio sinistro, con esito mortale; all'emimandibola sinistra transfosso.
Presenta anche diverse ferite di riflesso, schegge del vetro andato in frantumi, e diverse ecchimosi: tra i capelli, il giovane aveva una maglia dell'orologio di Antonella, che verrà ritrovato sul divanetto posteriore.
Il sedile del guidatore è reclinato e vi è presente una macchia di sangue, un'altra è sul lato dello schienale. Sui divanetti posteriori c'è altro sangue. Il finestrino del guidatore presenta diverse macchie di sangue, appartenenti a ai soccorritori che cercavano di aprire l'auto, o alla mano dell'assassino sporca di sangue.
Le chiavi sono state trovate a 20 mt dall'auto, in un prato.
All'interno dell'auto c'era un preservativo usato e annodato, diversi fazzoletti di carta usati contenenti del liquido seminale, la bustina vuota del preservativo: impossibile sapere a che ora fosse avvenuto il rapporto sessuale, visto che i reperti furono analizzati solo 3/4 giorni dopo.
Sulla piazzola venne ritrovata una bustina con un medicinale sedante, non si sa di chi sia. Il farmaco era il Norzetam.

La ricostruzione
La versione dei testimoni, da quella degli infermieri è differente in un solo punto rimasto ancora oggi insoluto: il posto dove fu ritrovato il ragazzo.
I due giovani avevano molto probabilmente concluso l'amplesso: Paolo era sul sedile anteriore, Antonella sui posteriori, quando l'assassino ha colpito.
Dal buio però, il mostro sparò in direzione del finestrino della guida colpendo Paolo ad una spalla. Sparò ancora e colpì Antonella, dritto in testa. Paolo però, dimostrando grande tempestività e coraggio, aveva riacceso nel frattempo l'auto e inserì di getto la retromarcia, lasciando accesi i fari sul volto del killer; riuscì così a prendere la via della strada.Il freno a mano traditore era tirato e quindi l'auto sbandò, incagliandosi poco dopo nel fossato.
Il mostro era illuminato dai fari e Paolo potè vederlo: l'assassino sparò due colpi ai fari e sparò ancora, centrando la testa del ragazzo, poi si avvicinò all'auto, infilò la pistola dalla parte della guida e sparò ancora. Tolse le chiavi dal quadro e le gettò sull'erba, per poi scomparire e portare con sè anche quella notte di morte.
I ragazzi testimoni dissero che Paolo, quando venne da loro ritrovato, era sul sedile di guida, mentre per gli infermieri era gia sul sedile posteriore (come il sedile abbassato fa pensare): per i Carabinieri, varrà sempre e solo la prima versione.
Il fatto di tirare le chiavi lontano, è stato visto dagli investigatori come un gesto di stizza, una sorta di ripicca verso Paolo o la sua auto, che avevano attentato alla sua forza, la sua capacità.... dimostrata con la freddezza estrema che l'assassino ha usato nello sparare precisamente e tempestivamente, da vero killer, ai fari della Seat.
Secondo l'avvocato Filastrò, di uno dei principali sospettati, ala guida c'era proprio il mostro: forse entrato in auto mentre i due erano appartati sui sedili posteriori. Il mostro sparò dei colpi, ma i ragazzi si ribellarono, facendo uscire l'auto dalla piazzola e facendola incagliare. L'assassino quindi sparò ancora, uscì dall'auto e li chiuse a chiave dentro, gettando poi le chiavi altrove. Notando i fari accese, ci sparò sopra precisamente per spegnerli e poi sparare ancora a Paolo, che forse gli sembrava ancora vivo.
Tesi molto fantasiosa a mio dire.

Le indagini
Ovviamente i giornali ne parlarono moltissimo, fino alla nausea.
La Dalla Monica, che all'epoca si occupava delle indagini come detto nella parte 1 di questi post, si fece venire un'idea brillante in quelle ore: nonostante Paolo fosse stato ricoverato con la certezza che sarebbe morto di li a poco, viste le sue condizioni, si poteva provare a far uscire una notizia falsa, o delle vaghe allusioni su Paolo e sulla possibilità di aver potuto riconoscere il suo aggressore e di aver parlato con gli inquirenti prima di spirare.
Da "La Nazione" di martedi 22 giugno: "Un'indiscrezione che non ha trovato conferme, ma neanche smentite tra gli inquirenti particolarmente abbottonati indicherebbe che il ragazzo benchè ferito in modo così grave sia riuscito, prima di cessare di vivere alle 8 della mattina, a dire qualcosa di molto importante. La notizia, ripetiamo, non ha trovato esplicite conferme".
Il magistrato infatti fece smuovere il mostro.
Dopo tre giorni, il conducente dell'ambulanza riceve una chiamata da parte di un soggetto che si spaccia per Magistrato: voleva informazioni sulle dichiarazioni fatte da Mainardi prima di morire. L'uomo nega le informazioni e il misterioso interlocutore riattacca. Dopo qualche minuto, l'infermiere risponde nuovamente al telefono e stavolta, dall'altro lato della cornetta, c'è l'assassino: stava parlando con il mostro di Firenze.
Per uno sfortunato caso, ma principalmente per l'inadeguatezza della polizia italiana, il telefono non era stato messo sotto controllo e quindi non si potè risalire all'assassino. Ovviamente a quell'epoca non venivano registrati i tabulati telefonici.
L'unica cosa certa è che Paolo ha visto in faccia la morte, ha visto in faccia il mostro di Firenze e porterà questo segreto con sè nella tomba.

A distanza di 8 anni dal primo omicidio, le indagini erano ferme: nessun indizio, nessuna prova, nessun testimone, 6 ragazzi morti ammazzati, il pieno terrore nella regione. E un identikit vecchio 6/7 mesi. L'identikit.... era quello fatto dopo l'omicidio di ottobre '81, quello che la polizia non voleva diffondere per non far scoppiare il panico: bè ora ci si trovava nel panico. Le indagini erano andate in una direzione in quei mesi invernali, su di un medico che aveva un alibi per l'ultimo omicidio solido come una casa, quindi si era tornati a zero. Diffondere un identikit cosa costava... infatti cosi fu.
Il 30 giugno fu diffuso un identikit del mostro, ma si rivelò una mossa sbagliata: era assolutamente inutile. Nonostante la perdita di controllo da parte del killer, non si avevano altri indizi: dopo la pubblicazione dell'identikit, saltarono fuori decine di segnalazioni. Alcune subito scartate, altre scartate in seguito. Quella del signor Calonaci per esempio: la sera della festa di Cerbaia, mezzora prima del delitto, vide un uomo aggirarsi in piazza con fare sospetto. Forse cercava qualcuno tra la gente, e non voleva farsi notare. Quando si rese conto che la luce lo illuminava, si ritrasse immediatamente, come se sospetto.
Nemmeno questa pista portò a qualcosa.

Tre settimane dopo invece....
Colpo di scena.
Ce ne sono due versioni:
1. Una lettera anonima venne ricevuta dai magistrati, contente una copia di un articolo di Mario Spezi, che si era accorto ed aveva pubblicato qualcosa riguardo quella strana coincidenza. Una nota scritta a mano suggeriva di controllare l'esito di quel caso: diceva, "Perché non andate a rivedere il processo di Perugia contro Stefano Mele?, A distanza di anni, non si sa se sia solo una voce o una realtà, visto che il biglietto non è mai stato trovato.
2.Francesco Fiore, maresciallo dei Carabinieri, ricordò un caso analogo, ma stavolta avvenuto nel 1968, a Signa. Dopo aver scoperto che il primo delitto del mostro non era quello del 1981, ma quello del 1974, nessuno si era preso la briga di controllare se in passato ci fossero stati casi simili.
Bè, a quel caso non penso nessuno perchè il colpevole era in carcere fin dal 1973 e cioè dopo 5 anni dal delitto: il tribunale di Perugia fornì alla Procura i bossoli repertati e mai distrutti, perchè mancanti dell'arma.... erano gli stessi usati dal mostro di Firenze!
La pistola che sparò agli amanti di Signa nel 1968, era la stessa che aveva sparato nel 1974, due volte nel 1981 e una volta nel 1982.
8 cadaveri, 12 anni, stessa pistola: Beretta calibro 22.
Quindi, se il mostro di Firenze aveva ucciso circa 20 giorni prima, chi era l'uomo ingiustamente in carcere fin dal 1968?


Tratto da un documentario in lingua inglese sul mostro, qui il luogo del delitto.


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::Parte 11::



Edited by AlexandraS~ - 30/1/2011, 16:32
 
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