La Linea D'Ombra: esoterismo, paranormale e misteri

Il mostro di Firenze, Parte 6

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AlexandraS~
Posted on 10/1/2011, 19:49     https://i.imgur.com/f9CQYv1.png   https://i.imgur.com/soPZJY8.png




La storia potrebbe impressionare, le foto possono dar fastidio a chi piu sensibile visto che in alcuni casi sono abbastanza crude, quindi consiglio di non continuare la lettura a chi sa o sente di non poter riuscire a non agitarsi.


Luglio del 1982: gli inquirenti, tra cui il magistrato Silvia Dalla Monica, hanno scoperto che il cosiddetto Mostro di Firenze non è sconosciuto agli archivi della polizia.
Quella pistola, una Beretta calibro 22 con proiettili Winchester sierie H impressa sul fondo, ha già sparato nel 1968, uccidendo Barbara Locci e Antonio Lo Bianco: accusato e condannato di quel delitto, Stefano Mele, marito (cornuto mooolte volte) della vittima. L'uomo, accusato dell'omicidio nel '68, aveva tirato dentro Francesco e Salvatore Vinci, fratelli, entrambi amanti della moglie.
Il magistrato Della Monica ha scoperto che quella stessa pistola ha sparato anche nel 1974, con l'omicidio Gentilcore/Pettini, ed altre tre volte: 1981, Foggi/De Nuccio, altra volta nel 1981, Baldi/Cambi, e un mese prima, giugno del 1982 con la coppia Mainardi/Migliorini.
Stefano Mele, dice di aver buttato la pistola in un fiume, poi dice di aver dato la pistola a Francesco Vinci, che però smentisce e viene scagionato dalle accuse.
Le indagini quindi, prendono la strada del Vinci: Mele aveva detto di aver dato a lui la pistola e, nonostante le accuse fossero decadute già da tempo, l'uomo poteva essere sia l'assassino della Locci e di Lo Bianco, sia degli altri omicidi.
Per questi motivi, Francesco Vinci viene rintracciato e svolgendo breve indagine si scopre che la Renault 4 dell'uomo era stata ritrovata infrascata vicino a Grosseto, su una strada che porta direttamente a Boccaiano, luogo dell'ultimo omicidio. Inoltre, del Vinci non c'era traccia: la moglie lo aveva denunciato per maltrattamenti, ma di lui nemmeno l'ombra. Fu arrestato il 15 agosto e portato in carcere.
Francesco Vinci risiedeva presso l'abitazione di un certo Giovanni Calamosca, un uomo che conobbe in carcere: questi, dirà in seguito che il Vinci non gli chiese solo ospitalità, ma anche un passaporto falso per "non mettere nella merda una famiglia". Carcerato per molestie al coniuge, Francesco Vinci venne accusato ufficialmente per tutti gli omicidi del mostro di Firenze il 7 novembre del 1982.
La procura tira un sospiro di sollievo ad ogni giorno che passa: il giudice Tricomi dice alla stampa che questo è il momento più delicato, credono di aver catturato il possibile mostro, ma forse il vero mostro è ancora in circolazione. La Beretta non spara più, quindi il mostro forse è veramente in galera. A pendere sulla testa del Vinci, c'è un farmaco, il cui foglio di prescrizione era stato ritrovato nella piazzola dell'ultimo delitto: il Norzetam. La tesi venne smentita dall'avvocato di Vinci.

Sesto omicidio: Meyer - Rüsch

La storia
Siamo a Giogoli, vicino a Scandicci.
E' il 9 settembre del 1983, Jens- Uwe Rüsch e Horst Wilhelm Meyer sono due turisti tedeschi: entrambi hanno 24 anni, sono studenti dell'università di Münster, Hanno deciso di intraprendere un viaggio in Italia con il loro furgone Volkswagen T1, classico furgone che piace tanto ai ragazzi.
Si sono fermati in uno spiazzo vicino Scandicci, per poter riposare e riprendere il viaggio il mattino seguente, quando vengono aggrediti da qualcuno: l'autoradio è accesa e non copre i 7 proiettili sparati da una distanza ravvicinatissima. I colpi sono stati sparati da circa 1 mt e 30 cm, quindi l'assassino ha un altezza di circa 1.80.
Tre colpi velocissimi raggiungono Meyer, mentre Rüsch cerca di scappare, ma anche lui viene colpito quattro volte, di cui una al cervello che lo stende sul pavimento del furgone.
Il mostro fugge, senza mutilare le vittime, molto probabilmente perchè accortosi troppo tardi che i due erano due uomini: uno dei due infatti, aveva dei capelli lunghi e biondi. Scappa il mostro, senza rubare nulla.

E' sabato, sono le 19.30: i due ragazzi sono morti da quasi una giornata intera.
Rolf Reinecke abita in una depandance di Villa la Sfacciata, sempre via di Giocoli. Nota un pulmino con targa tedesca e si avvicina per controllare: aveva già visto quel furgoncino, ma in un altro spiazzo. E' a meno di 100 mt dalla villa e con il posteriore rivolto alla strada principale. Reinecke si avvicina, guarda dentro e scopre i due cadaveri dei ragazzi tedeschi.

La scena del crimine
Il camper si trova a 7 mt dalla strada principale, a 70 mt dal bivio di Volterrana: 2/3 colpi (sono incerti sia dagli atti, che dalle foto, forse il terzo è un foro di uscita) sui vetri della fiancata destra, altri 2 su quella sinistra, 1 ha trapassato la lamiera dell'ultimo montante di sinistra.
Fuori dal furgoncino viene repertato un bossolo calibro 22 con la lettera H stampata sul fondello, poco distante dalla ruota posteriore sinistra; altri due bossoli dentro il furgone (uno accanto allo sportello centrale laterale destro, uno dietro il sedile anteriore, l'altra dietro la spalliera del sedile, uno sul sedile anteriore destro); l'ultimo verrà ritrovato la mattina dopo con il metal detector.
Il portellone destro è aperto, gli sportelli invece sono bloccati: su questo però c'è stato un dibattito lungo anni. Un testimone dichiarò che la mattina del sabato le portiere erano chiuse e "non vi ho fatto molto caso. Accanto vi era una seconda auto di color bianca forse una A112 o una mini, in quanto era tagliata di dietro e molto larga. A lato vi era un uomo che si stava lentamente avvicinando a detto furgone parcheggiato a tre metri di distanza. L'uomo dall'apparente eta' di anni 40\45 molto robusto, capelli radi e forse anche stempiato, indossava un paio di pantaloni chiari, era alto almeno 175 cm". Nel 1992, lo stesso testimone dirà di aver visto il furgone con lo sportello aperto e una persona anziana che guardava all'interno. Sempre accanto al portellone, giace una valigia blu: accanto alla marmitta, proprio sotto il portellone c'è una chiazza di sangue. Da dentro il pulmino si sente la musica dell'autoradio.
Meyer è sulla sua brandina, e presenta tre colpi: uno in regione occipitale; il secondo all'ipocondrio destro con esito mortale; l'ultimo in regione glutea sinistra.
Rüsch invece è sul fondo del pulmino, colpito quattro volte: la prima al labbro sinistro; la seconda in regione zigomatica mascellare sinistra con esito mortale; la terza tra il primo e il secondo dito della mano sinistra; ultima, colpo non grave sulla coscia; inoltre ha alcune escoriazioni sul ginocchio e sulla gamba sinistra.

A circa 30 mt di distanza dal furgoncino verrano ritrovate delle riviste pornografiche a sfondo omosessuale, prova che quella era una zona di guardoni.
Il medico legale datera' l'ora della morte tra le 23:00 del venerdi 9 e l'1:00 del giorno 10 settembre.

Le indagini
Dopo l'omicidio vengono ascoltati diversi testimoni: una coppia dice di aver visto i due ragazzi tedeschi accampati nello spiazzo molte volte ,di solito li vedeva la mattina, poi sparivano per tutta la giornata per poi rivederli verso l'ora di cena.
I coniugi Nenci dicono di aver visto un auto rossa accanto al camper, la mattina del 9 settembre, molto presto, e poi di aver rivisto un auto, ma bianca, la mattina dopo alla stessa ora. I coniugi dissero che quel giorno, il venerdì, non si sentirono rumori, almeno fino alle ore 23, visto che erano rimasti all'aperto per cena.
A omicidio compiuto, c'è la testimonianza del metronotte Menichetti, che vede il furgone parcheggiato in quel posto alle 9.30 di sabato: ricorda anche di aver visto un auto bianca, una Fiat 126 parcheggiata a poca distanza dal pulmino. Quest'auto aveva l'adesivo del limite di velocità di 80km/h sul cofano a destra della targa: lo sportello sinistro era leggermente aperto, ne usciva un lembo di straccio.
Menichetti e un altro metronotte confuso con lui, avrebbero allontanato la coppia di studenti da via degli Scopeti, prima il mercoledi e poi il giovedi.
Rolf Reinecke dichiarerà che la Mini bianca che avevano visto transitare, forse confondendola con la 126, era la sua.
La magistratura continuerà ad indagare su quell'auto bianca indicata dal metronotte: il maresciallo Congiu arriva ad interrogare Roberto Mario Parker, abitante della villa, con un auto che poteva essere simile alla famosa 126 bianca. Dall'interrogatorio "dal 19\10\83 abito in un appartamento di via di giogoli 2b\3. Prima di allora avevo un domicilio in via Fortini a Firenze. Prima di andare ad abitare in detto appartamento mi sono recato in via di Giogoli sempre nel mese di ottobre, escludo che la macchina che lì e' stata vista sia la mia, poiche' la mia mamma me l'ha prestata successivamente".
Il 17 di novembre, circa una settimana prima di questo verbale, viene interrogata una convivente del proprietario della villa che dice "effettivamente mi sembra sia' stato ceduto in locazione ad un cittadino amercano, che si chiama Parker, un appartamento nel condominio dove risiede il Reinecke".

Le diverse ipotesi
Finora gli investigatori avevano pensato che il killer scegliesse da prima le sue vittime, che le pedinasse come era già stato testimoniato dalle vittime stesse, e che conoscesse anche le famiglie: tenete conto della inquietante telefonata a casa della zia della Cambi. Ora aveva non solo ucciso due uomini, ma due uomini diversi dai soliti: le donne finora erano state piccole, minute, more, ora la vittima donna era bionda, anche se una finta donna.
I due tedeschi si trovavano prima in via degli Scopeti, luogo dove avverrà un altr omidicio: quindi quello era un luogo frequentato dal killer? Quindi aspettava le sue vittime casuali in luoghi già scelti?
Il killer ha colpito di venerdì: la prima volta che non colpisce di sabato, perchè? Forse, ipotizzarono gli inquirenti, l'assassino aveva già visto i due nella piazzola in via degli Scopeti e essendo loro camperisti, erano anche possibili vittime fuggenti. Forse credeva si accampassero in via degli Scopeti e quindi con l'idea di colpire il sabato, ma i ragazzi furono mandati via dalla piazzola e si sistemarono accanto alla villa. Che il killer uccide il venerdi per evitare che i due possano allontanarsi ancora?
Inoltre, la rivista gay. Fu ritrovata accartocciata accanto al furgoncino, nuova d'uscita (n°5-'81), e tagliata con una lama, ma senza nessuna impronta: forse l'assassino l' ha fatta a pezzi volontariamente, perchè gia sapeva di uccidere una coppia di uomini. O forse, mia ipotesi, la rivista era nel camper dei ragazzi e una volta accortosi della vera identità dei due, si è ribellato distruggendo la rivista gay.
Si arrivarono anche a conclusioni diverse, come la messa in scena dell'omicida: la rivista era la n° 5 dell'anno, e la coppia di ragazzi era la 5° ad essere uccisa. Ad interessa però, era anche e sopratutto la storia: un tribunale segreto vendica gli omosessuali vittime dei pregiudizi e con un gruppo di agenti, detti Golden Gay, punisce coloro che si macchiano di tali colpe. Nel n° 5 c'era il dottor Lacroux morto, e un gay accusato ingiustamente di quel delitto.

Da questo omicidio in poi, si protrarrà negli anni un dibattito infinito sulla reale altezza del killer: per sparare nel pulmino, l'assassino doveva essere alto almeno 1.80. Se era uno solo ovviamente...


Il luogo dell'omicidio.



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::Parte 11::



Edited by AlexandraS~ - 30/1/2011, 16:34
 
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