La Linea D'Ombra: esoterismo, paranormale e misteri

Il massacro del Circeo, Parte 2

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AlexandraS~
Posted on 19/12/2010, 19:18     https://i.imgur.com/f9CQYv1.png   https://i.imgur.com/soPZJY8.png




::Parte 1::

E’ martedì 30 settembre 1975, sono le 21.
Donatella e Rosaria ancora ostaggio di quei tre bravi ragazzi: Andrea Ghira, Angelo Izzo e Gianni Guido. Sono passate 36 ore. 36 ore di inferno in terra. Donatella, plebea donna da 4 soldi agli occhi dei suoi aguzzini, ebbe l’idea che non solo dimostra che non sono i soldi a rendere le persone migliori di altre, ma che le salva anche la vita.
Donatella Colasanti, 17 anni, decide di fingersi morta: forse respira piano, forse trattiene il respiro quando si avvicinano a sentire, forse subisce inerme altre violenze e altri colpi, ma la cosa fondamentale è che i tre la credono morta.
-“Ho capito che avevo una sola via di uscita, fingermi morta, e l'ho fatto. Mi hanno messa nel portabagagli della macchina, Rosaria non c'era ancora, ma quando l'hanno portata ho sentito chiudere il cofano e uno che diceva: "Guarda come dormono bene queste due".-
Andrea Ghira, Angelo Izzo e Gianni Guido caricano i due cadaveri delle ragazze nel bagagliaio della Fiat 127 di Raffaele Guido, padre di Gianni, e così tornano a Roma. Donatella condivise con il cadavere di Rosaria il piccolo bagagliaio con poca aria, il tragitto Circeo - Roma. I tre, quasi allegramente, parcheggiarono vicino via Nomentana e cercano una pizzeria per cenare: tranquilli, come se quei tre ragazzi con la faccia pulita, perbene, figli di imprenditori benestanti, non avessero violentato brutalmente, minacciato e massacrato di butte fino a stordire ed uccidere, due giovani ragazze.
Paura e disperazione, ma anche voglia di vivere. Questo spinse Donatella a spingersi morta e ad aspettare pazientemente l’uscita dei tre dalla macchina, per poter dare l’allarme: Donatella chiamò, urlò, batté sul cofano fino a starne male e fortunatamente, un metronotte la sentì.
La volante che lanciò l’emergenza si chiamava Cigno, e dalla radio dell’auto segnalò: : "Cigno, cigno... c'è un gatto che miagola dentro una 127 in viale Pola...".
Fortuna o no, un fotoreporter intercettò quella chiamata e corse sul posto e scattò la foto che fece rimanere gli italiani attaccati ai giornali e telegiornali ad immaginare il sangue che la foto mostrava solo in bianco e nero. La foto fece il giro del mondo.
Donatella Colasanti, che aveva condiviso con Rosaria 36 ore di orrore e 3 ore di viaggio con il suo cadavere, venne immediatamente soccorsa: stanca, provata, scioccata, coperta di sangue, nuda. Ferite gravi guaribili in 30 giorni, frattura al naso e danni psicologici gravissimi di natura irreversibile.
Guido ed Izzo vennero arrestati a distanza di poche ore, mentre Andrea Ghira, il nostro Alex dei poveri, venne avvisato e scappò, non essendo mai più ritrovato. Si vociferò di un aiuto da parte del padre, molti soldi dati a destra e manca per poter far uscire il povero figlio accusato dall’Italia che lo voleva ingabbiare e da quella plebea che secondo loro, aveva inventato storie per poterlo screditare. Alla faccia.

Il processo inizia a Latina, nel mese di luglio del 1976 e termina quello stesso anno, grazie all’aiuto della squadra dei Carabinieri comandati dal Maresciallo Simonetti Gesualdo: la Colasanti assunse l’avvocato Tina Lagostena Bassi e si costituì parte civile, come i gruppi femministi che parteciparono al processo.
Per la prima volta in Italia, quell’Italia che aveva in vigore ancora la legge a favore del delitto d’onore, si sentì parlare di “Stupro”, “Violenza sessuale subita”. Izzo, diciamo il più apparentemente folle tra i tre, si presenta in aula bianco e sudato e grida a Donatella che mente, sapendo che è lui stesso a mentire.
-“È un vigliacco, è un vigliacco e basta. Hanno voluto fare i grandi con noi che eravamo delle ragazzine, però adesso tremano quando devono parlare…È una stupida farsa, si vede benissimo che recita, recita pure male.”-
Il pubblico ministero (PM) Vito Giampietro, in aula terrà l’arringa finale: “Non vi è follia nel comportamento di Guido e di Izzo e di Ghira, non vi è la follia che ottunde il sentimento, che ottenebra la volontà, che obnubila il cervello. Il delitto è lucido, freddo, spietatamente voluto per il perseguimento di un fine ben determinato!”. Quando gli chiederanno perché non ha richiesto una perizia psichiatrica per i tre, il PM si limitò a dire che non ce n’era bisogno perché erano tutti e tre sani di mente al momento dei fatti.
Il processo culminò nella sentenza di ergastolo per violenze, sequestro, omicidio pluriaggravato per Angelo Izzo e Gianni Guido, mentre di Andrea Ghira nemmeno la benchè minima traccia; ma questo non gli evitò la condanna all’ergastolo in contumacia.
Andrea Ghirà, come viene spesso e volentieri scritto su internet, non mancò di ricordare i suoi amici, scrivendo: "Cari amici Giovanni e Paolo, non mi avranno mai. Vi assicuro che quella bastarda la faccio fuori, per voi non c’è pericolo, a fine anno ‘76 uscirete - tutti - per libertà provvisoria. Anche se sanno tutto questi bastardi faranno una - brutta fine - anche loro. Comunque non vi preoccupate per la mia latitanza ho circa 13 milioni di lire, forse andrò via da Roma. Per quanto riguarda quella stronzetta - farà la fine della Lopez - state calmi, a presto, BerenguerGhira”. Quindi fuggì in Spagna e si arruolò nel Tercio, con il nome di Massimo Testa de Andres: ne venne espulso nel 1994 per uso di stupefacenti e morì per overdose in quello stesso anno. Ma, è vero? Donatella Colasanti sostenne sempre una tesi differente: “Ghira non è solo vivo, ma vive ancora a Roma”, quindi secondo leiGhira era vivo e vegeto. A suo sostegno vennero delle foto del 1995, scattate dai Carabinieri di Roma, dove un uomo camminava in città. Quell’uomo, per l’analisi dell’immagine a computer, era senza ombra di dubbio Andrea Ghira. Nel 2005 fu accertata l’identità del corpo nella tomba di Massimo Testa tramite esame del DNA: è Andrea Ghira. E’ veramente lui? Non si sa e non si saprà mai, ma nel corso degli anni fu avvistato un soggetto identico a Ghira in Brasile, Kenya e Sudafrica quindi le cose sono due: o Ghira ha un fratello gemello, o non è morto.
Nel 1977 Izzo e Guido tentarono di fuggire dal carcere di Latina, prendendo in ostaggio una guardia carceraria.
Nel 1980, la Corte d’Appello confermò gli ergastoli a Izzo e Ghira e scontò la pena a Gianni Guido, condannato quindi a 30 anni di carcere, perché si pentì del reato e accettò il risarcimento chiesto dalla famiglia di Rosaria. L’anno seguente però, Guido evase dal carcere di San Gimignano e raggiunse Buenos Aires, per essere arrestato due anni dopo.
Nel 1981, la Cassazione confermò le condanne e il processo si chiuse, ma non per Donatella.
Nell’85, Gianni Guido fuggì ancora e venne ricatturato nel 1994 a Panama dove aveva ormai ricostruito la sua vita come commerciante di auto. In quell’anno Izzo confessò altri sei omicidi e chiacchierò così tanto, dalla mafia all’eversione di destra, che diventò una macchietta giudiziaria.
Nel 1993, Izzo fugge dal carcere di Alessandria e viene ritrovato dopo 15 giorni a Parigi, successivamente fa tante rivelazioni su molti casi, tanto da meritare la semilibertà, nel 2004. Cara costerà allo stato italiano quella sentenza: Angelo Izzo uccise una donna, 49 anni, e sua figlia, 14, parenti di un condannato della Sacra Corona Unita che Izzo aveva conosciuto in carcere. Sulla ragazza non c’erano segni di violenza sessuale. Il 12 gennaio 2007, Angelo Izzo venne condannato all’ergastolo per questo crimine.
L’11 aprile 2008, Gianni Guido viene affidato ai servizi sociali e nel 2009 finisce di scontare la sua pena, grazie all’indulto intanto approvato dal governo: da 30 anni, si scalano 11 anni di latitanza e il processo, e si arriva ai 22 anni scarsi di carcere. La sorella di Rosaria, Letizia, commentò così la notizia della fine della reclusione di Guido: “Il signor Guido non ha affatto scontato la sua pena; è andato in Argentina, è scappato all'estero, ha fatto gran parte della condanna ai servizi sociali, ha usufruito di permessi. Ma insomma mi chiedo con quale coraggio una persona così con quello che ha fatto, e senza mostrare pentimento, ora gira libero per Roma?"


Donatella Colasanti si batté per la giustizia e morì nel 2005 a causa di un tumore al seno, le sue ultime parole furono: "Battiamoci per la verità".
 
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E una è pure riuscita a sposarselo il mostro del circeo si lui è buono e caro XD
 
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Sì, da quanto ne so una giornalista se l'è sposato, e lotta pure per trovare le prove che lui sia innocente! XD
 
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AlexandraS~
Posted on 19/12/2010, 21:11     https://i.imgur.com/f9CQYv1.png   https://i.imgur.com/soPZJY8.png




Vabbè ma là secondo me si hanno dei problemi a capire giganteschi xD
Quando vedo Angelo Izzo mi viene in mente il padre di mio padre, ecco perchè mi spaventava.... Angelo Izzo xD
Cmq, ci vuole coraggio a sposarselo anche a distanza eh: io dormo con il terrore che sto pirla evada, visto che il carcere dove sta ce l ho a 10 km di distanza via aria xD
 
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3 replies since 19/12/2010, 19:18   1275 views
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