| Presso la civiltà romana la magia era praticata maggiormente dai ceti più bassi e dalle donne in particolare, per questo fu poi concepita l’immagine della “Strega” e della “Negromante”.
Le streghe a Roma venivano indicate con il nome di Saga, Venefica o Moulier.
Il termine “Saga” veniva utilizzato per distinguere le donne che mettevano le proprie arti magiche al servizio dei cittadini.
Attraverso la letteratura latina è possibile riscontrare diverse testimonianze riguardanti la magia praticata nell’Antica Roma, come la negromanzia, la magia legata all’amore e al sesso, divinazione, guarigione e, spesso, maledizioni. Venivano distinte cinque tipologie di maledizioni: erotiche, giudiziarie, contro atleti ed esibitori e maledizioni per la concorrenza economica(cioè relative ai beni posseduti e spesso erano fatti contro il bestiame o il raccolto).
Le maledizioni erotiche venivano praticate sia dagli uomini che dalle donne e non sempre riguardavano il coniuge, si poteva difatti maledire un uomo o una donna che si desiderava affinchè non andasse a letto con altri/e e, a volte, il maleficio aveva l’intento di far si che l’uomo o la donna riuscissero ad essere ricambiati dalla persona che desideravano. Era importante, nel compiere la maledizione, che tutto venisse scritto senza tralasciare alcun dettaglio, nome cognome, nome del padre o, in alcuni casi, della madre e si doveva specificare le azioni che la persona maledetta doveva fare o non fare con altri, dando così una nota molto erotica alla maledizione.
Vi erano anche maledizioni che potevano portare alla morte. In questo caso aveva particolare importanza il veneficium, con il quale spesso veniva spiegata la mors improvisa. Ce ne parla Tito Livio , raccontando della morte misteriosa e repentina di alcuni primores civitatis (uomini pubblici di spicco), avvenuta nel 331 a.C., della quale furono accusate alcune nobili matrone: costrette a bere in tribunale i veleni che presumibilmente avevano preparato e somministrato agli uomini, morirono tutte all'istante.
Come detto prima, a Roma veniva maggiormente praticata anche la magia di guarigione, che, insieme ad altre pratiche magiche, aveva connotazioni sacre.
La guarigione era collegata alla Luna e quindi alle divinità lunari venerate nell’antica Roma, tra le quali Diana. Difatti non era raro che nei templi dedicati a Diana si praticassero le arti magiche legate alla guarigione ed erano rivolte non solo agli umani ma anche agli animali.
In alcune preghiere compariva la costrizione della divinità, per questo la preghiera veniva divisa in tre parti: Invocatio, Parassetica e Peces (Invocazione, storia della divinità e richiesta).
E’ possibile distinguere due fasi della magia praticata nell’antica Roma:
1) in età repubblicana si distingueva fra pratiche che nuocevano alla proprietà privata o alla salute delle persone (veneficium) e l'insieme di tutti gli altri rituali magici, privi di intenzioni malefiche: fra magia negativa e magia innocua, dunque;
2) in età giulio-claudia, il delitto di veneficium (avvelenamento) viene distinto dalla magia vera e propria e condannato come crimine puro e semplice.
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