L'antico Egitto
[ alcuni fondamentali ]
Per comprendere l’antica civiltà d’Egitto, quella che tutti noi abbiamo studiato almeno una volta sui banchi di scuola, non bastano poche pagine di un libro di testo, meno che mai qualche informazione online sulla classica Wikipedia; tutt’altro, è necessario andare a fondo per assimilarne le basi e captare così le reali accezioni del quotidiano di quegli uomini e quegli dei che tutt’oggi ricordiamo con effigi e monumenti.
È bene specificare sin da subito che, citando l’Egitto o la suddetta popolazione, mi riferisco solo a quella dell’epoca in questione e non all’odierna, poiché questa, benché radicata, è comunque frutto di un misto di etnie diverse.
Pronti? Sfatiamo qualche mito, allora!
La
mentalità egiziana si basa su dei principi fondamentali, primo fra tutti quello dell’
equità, un aspetto che pare presente in ogni dove: dalla mondanità alla vita coniugale, dalla coltivazione alla preghiera nuda e cruda. Tutto si basa sul duale aspetto di
bene e
male, ma non solo, volge essenzialmente sul piano
terreno e
spirituale nello stesso frangente.
È errato considerare la
religione egiziana come un culto
politeista per la presenza di numerose divinità a cui vengono affidati ruoli e compiti diversi, perché l’origine delle stesse è conseguente al
cosmo – e il culto planetario di questa civiltà, dopo tutto, è noto a tutti date le numerose voci che circolano in proposito e sulle quali sono state fondate le teorie più disparate e fantascientifiche.
Tutte le divinità secondarie, conosciute nei secoli come fondamentali per la religione egiziana, sono chiamate
neterw ed equivalgono al prodotto di un
Dio supremo che ha dato origine al tutto in mono ancestrale attraverso il
cosmo. Si può dunque definire questi
neterw come principi primordiali a cui vengono affiancati degli animali come simbolo terreno a cui fare riferimento.
Gli
animali sono le incarnazioni e a loro vengono dedicati recinti consacrati in cui potersene prendere cura. È bene sottolineare che non sono gli animali ad essere adorati, ma ciò che essi rappresentano come connotazione terrena – il falco per la resurrezione, il cane (anche detto erroneamente sciacallo) per guida ai defunti e così via.
Detto ciò, sappiate che l’intero
assetto religioso si divide in due parti complementari e intrecciate fra loro: la creazione dell’universo da un lato e la creazione e ruolo dell’uomo nell’universo dall’altro. Sembra un paradosso a dirsi, una frase davvero contorta, ma è proprio così, perché questo si evince dalla mitologia, la quale non è altro che
filosofia di un popolo travestita di simboli e affini.
Alcuni studiosi paragonano la
creazione dell’universo secondo il mito egiziano a quella della
Genesi perché, malgrado la prima impressione, è possibile definire il culto di allora come una versione meno stringata di quella cristiana – più dettagliata, ecco.
Quattro pilastri fondamentali si arrecano il posto nel principio e, come già detto, s’intrecciano fra loro con semplicità per dare origine a divinità con nomi specifici: Ra per Eliopoli, Ptah per Menfi, Ammone per Tebe e Thot per Ermpoli.
Differentemente, la
creazione dell’uomo e il suo ruolo nell’universo sono paragonati al
Nuovo Testamento dagli stessi studiosi: l’uomo, mortale per nascita, contiene dentro di sé il seme del divino ed ha il compito di accrescerlo nell’arco della sua vita terrena per ambire all’immortalità nell’aldilà – la
resurrezione, in pratica, la quale è vista come un continuo alternarsi delle stagioni o quello del sole con la sua morte e ribalta fra giorno e notte.
A differenza di quello che è possibile credere, la tradizione di
preghiera nel culto era di difficile accesso per il popolo, anzi, si può dire che fosse pressoché impossibile entrare in contatto con templi e affini; perciò, a interagire con sacerdoti e funzionari di sorta, erano solo altri sacerdoti, nonché il faraone e pochi suoi delegati. La pratica popolare, invece, non era legata ai santuari, ma solo alle cappelle locali che, purtroppo, sono andate distrutte e perdute nei secoli assieme alle informazioni correlate.
Era pur vero che non mancassero feste in cui il popolo poteva venire a contatto con gli edifici solo per il cortile esterno, eppure si trattava di un sistema troppo ristretto che, con l’andare del tempo, ha assunto addirittura connotazioni gerarchiche.
Nel corso dei secoli, la religione egiziana mutò in maniera esponenziale, passando d’importanza da pilastro a pilastro – Ra, Ptah, Ammone e Thot – per finire addirittura attorno alla figura di Osiride, ingigantendo così la sua essenza e mitologia per assumere quelle connotazioni che oggi sono erroneamente considerate come forma
politeista.
Poco fa ho scritto che il
faraone aveva un posto di rilievo nelle circostanze religiose dell’epoca e questo, oltre al fatto del suo ruolo come fulcro del governo, era dovuto a numerosi fattori.
Tutti sappiamo la storia del
Dio incarnato, vuoi per ricordi di cultura generale o interesse personale, eppure non era solo a questo che il faraone faceva riferimento con la sua persona: creava ordine nel disordine, sottometteva le forze ribelli dell’anarchia e del caos, era l’immagine del cielo e rappresentava la luce nell’eterno conflitto fra bene e male.
Era l’uomo in se per sé, quell’espressione massima di scintilla divina da mostrare al popolo, nonché l’incarnazione diretta del politico e religioso fusi assieme e addirittura
Osiride nel momento della morte.
CITAZIONE
Nella prossima puntata (?)
Fondamentali di Ba, Ka e corpi spirituali
In programmazione:
● Alcuni fondamentali
● Fondamentali di Ba, Ka e corpi spirituali
● Cerimonie e riti
● Processo di mummificazione e aldilà
● Neterw, dei della creazione
● Dei e poteri di morte e resurrezione
● Dei del mantenimento dell’ordine cosmico, mondiale e locale
● Nascita degli dei
● Fondamentali di pratiche magiche egiziane
● Culto dei morti