La Linea D'Ombra: esoterismo, paranormale e misteri

Dottrine Misteriche

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Al Azif
Posted on 23/12/2011, 23:27     https://i.imgur.com/f9CQYv1.png   https://i.imgur.com/soPZJY8.png




I cosiddetti Misteri dell’antico mondo mediterraneo costituivano una dottrina ed una pratica in forza delle quali l’individuo non era più soggetto senziente e passivo della Vita, ma ne diventava parte attiva e agente. Questa originaria concezione col tempo si deformò, in seguito all’influsso di dottrine orientali, fino a giungere, per ultimo, allo Gnosticismo e allo stesso Cristianesimo; dottrine che postulavano la necessità di separazione e allontanamento dal corpo per ritrovare una supposta scaturigine “celeste”. Questa concezione ha fatto credere all’erronea esistenza di un’immortalità dell’anima trascendente e al fatto che i popoli pre-omerici non vedessero dopo la morte che il nulla. In realtà era ben chiara la concezione della possibilità di una trasmigrazione della coscienza e non quella assurda di una reincarnazione, che si attuava tramite pratiche sciamaniche. E’ comunque difficile tracciare una linea di demarcazione tra le originarie pratiche sciamaniche e quelle catartiche successive di importazione orientale all’interno dei culti misterici. Si potrebbe ritenere che la demarcazione più autentica possa essere quella tra Misteri che si rifacevano ad una figura umana, come l’Orfismo o il Pitagorismo e Misteri direttamente gestiti da un Dio, come quelli di Dioniso. Non è trascurabile il fatto dell’importanza che si dava dai primi alla testa o al teschio, né al fatto di seppellire una testa umana recisa nell’atto di fondare una città; poiché tale atto potrebbe avere un significato ideologico preciso. Diamo un elenco dei più noti culti misterici dell’Antichità:
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Misteri di Iside e Osiride
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Misteri di Adone
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Misteri di Mithra
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Misteri di Cibele e di Attis
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Misteri di Artemide
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Misteri del Senato e di Bellona
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Misteri etruschi
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Misteri di Zeus Còmyro
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Misteri di Kotys, Bendis e Brauronia
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Misteri di Samotracia
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Misteri dei Cabiri,
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Misteri dei Coribanti e dei Grandi Dei
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Misteri di Kronos e dei Titani
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Misteri di Zeus
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Misteri di Ecate
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Misteri dei Dioscuri
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Misteri di Antinoo
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Misteri di Driope
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Misterio di Era
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Misteri di Sagra e Alimunte
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Misteri delle Chariti
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Misteri di Afrodite
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Misteri di Dioniso
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Misteri di Atena
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Misteri di Demetra e Kore

Tra le dottrine misteriche l’ORFISMO fu una delle più antiche ma, forse per questo, anche più imperfettamente conosciute. Pare derivasse dai carmi di Orfeo (che non ci sono giunti) o da quelli di Museo. Pare che principi dottrinali importanti fossero la necessità dell’astensione dai cibi carnei, la metempsicosi, il compimento di atti rituali purificatori. L’elemento innovativo era che l’orfismo si fondava su un’ampia messe di testi scritti, il che farebbe pensare ad un’origine orientale, comunque estranea alla più antica spiritualità mediterranea, la quale coltivava l’immediatezza con la Natura e non la mediazione razionalizzante delle scritture. La vicenda mitica che vede Orfeo fatto a pezzi dalle donne che lo accusano di misoginia è senz’altro significativa per quest’ottica che vede la Liberazione nell’allontanamento dalla Materia. Per quanto riguarda la figura di Museo, poco si può dire di autentico tranne che non si può non collegare il suo nome con quello delle Muse, figlie di Mnemosyne (la Memoria) e la loro relazione col mondo dell'ispirazione razionale. Museo potrebbe essere la versione e l’appropriazione “nordico-aria” del preesistente culto delle Muse, che venivano venerate originariamente sui monti. Ciò potrebbbe far pensare che si trattasse di una sorta particolare di ninfe, le Oreadi. Con la razionalizzazione o se si preferisce con il venir meno dell’ispirazione razionale, le Muse vennero cultuate solamente nel museo (gr. Mousaion), che da esse trae il nome, che altro non è che la tomba dell’ispirazione razionale. A Roma le Muse venivano assimilate alle latine Camene. Infine non si può non mettere in rapporto Museo/Muse con quella radice semantica che designa la razionalità, e da cui vengono parole come memoria, mese, misura, Minosse, Mosè, Menes ecc. Agli antipodi temporali dell’Orfismo ma con esso imparentato per il fatto di avere nel suo Iniziatore una figura “umana” è ilDIONIS IS MO trae invece la sua scaturigine dalla ierofanìa che fece di se stesso agli uomini Dioniso, dio dell’ebrezza e dell’estasi mistiche. Era questo un culto assolutamente in-urbano, tanto che i riferimenti mitici ci mostrano come la possessione dionisiaca inducesse i seguaci ad abbandonare le costumanze cittadine e a recarsi a folleggiare nei boschi. Inoltre tale culto induceva le donne ad abbandonare il regime di sudditanza patriarcale che le vedeva “prigioniere” della casa e della famiglia. Tali motivi indussero la società greca nordico-aria ad ostacolare per quanto potè l’affermarsi del culto di Dioniso. Da dove veniva tale culto? Apparentemente dalla Tracia e dall’Anatolia ma in realtà ogni regione dell’ecumene mediterraneo aveva un suo Dioniso autoctono, un dio particolare dell’immedesimazione pànica con la natura. Il ritrovamento del suo nome in una tavoletta micenea fa pensare che la sua origine, con tale nome appunto, fosse cretese. Apparentemente sradicato dall’Ellade in seguito alle invasioni achee e doriche, questo dionisismo stanziale greco riemerse prepotentemente, sull’onda di spinta offerto da un dionisismo tracio-anatolico, poiché si tratta di un impulso primario dell’essere umano. Le più antiche feste ufficiali del dionisismo erano le Antesterìe (= feste dei fiori) mentre i suoi seguaci in epoca classica, stante il suo culto privato, si riunivano in specifiche confraternite, i Thiasi. Il culto classico e misterico di Dioniso è però notevolmente snaturato rispetto ai suoi presupposti originali, come bene ha evidenziato in un suo libro R. Merkelbach[1]. Era diventato una specie di agriturismo da sagra paesana, del tutto inoffensivo dal punto di vista ideologico. L’originario dionisismo, come via misterica e pre-misterica, consisteva nell’immedesimazione e nella spersonalizzazione del myste con l’energia maschile della natura a primavera, libera e indiscriminata. Il Dio era visto assumere svariate metamorfosi di potenza, vagare per i boschi accompagnato da un celebre corteo, formato da umani ed esseri semi-ferini, al suono di ritmi selvaggi ed in preda all’esaltazione bacchica, tanto che quest’ultima non era esente, talvolta, da fenomeni estremi di efferata crudeltà. Tuttavia questi ultimi episodi potrebbero trovare una loro ragione in un influsso orfico ed esotico, estraneo al dionisismo più originario.
 
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