| Verso l’ isola di Rathlin venni a navigare Quando spirava la lieve brezza estiva, e là udii un così dolce raccontare da voler ch’esso non fosse fantasia. Diceva che alla sera, quando il forte vento tace e i torbidi flutti trovan pace, dal profondo emerge una sirena, e la magica conchiglia dolcemente intorna.
E mentre suona, rocce, atri e valli In echi morenti sembrano la melodia, come un coro di spiriti che si unisca ad accrescere del suono la malia. Poi, dalle dolci note richiamata, ergendosi all’ ammirato sguardo, un’isola fatata par fluttuare, e le sue tinte sono un trionfo di splendore.
Templi scintillanti, torrioni elevati, sull’isola fatata tutto ciò compare; e alberi ondeggianti e ombrosi pergolati di una verzura tutt’altro che mortale. E mentre si muove, il cielo di ponente Di mille raggi variopinti splende; e la quieta acqua, da ogni sfumatura baciata, pare un flusso di fiamma dorata.
Si dice poi che se zolla o sasso o quel che sia dalla verde Irlanda, terra consacrata, fosse gettato su quest’ Isola di magia, per sempre rimarrebbe li ancorata, ma se una piccola barca con tal mira in silenzio ai suoi lidi si avventura, la sirena scompare, il canto si estingue, e l’isola fatata più non si distingue.
presa da: "Parola di fata" di Claire Nahmad
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