Ci sono sviluppi
«Donna con i chiodi in bocca»,
nuova ipotesi: fu un'adultera
Tomba del 1200, il tipo di sepoltura trova riscontro
nei testi sacri latini a proposito di tradimento
PIOMBINO (Livorno) – Nella necropoli medievale davanti al mare del Golfo di Baratti sono stata scavate 330 tombe. Nessuna però, fino ad ora, ha raccontato qualche particolare in più sulla strana vicenda della «donna dai chiodi in bocca». Le sue ossa, ancora perfettamente conservate, sono state ritrovate sepolte nella nuda terra con sette chiodi ricurvi lunghi quattro centimetri in bocca e altri tredici posti vicini al corpo per inchiodare probabilmente le vesti nel terreno. E’ una strega come ipotizzano gli archeologi? «Stiamo studiando il caso e cercando di raccogliere nel sito i maggiori indizi possibili – spiega Alfonso Forgione, archeologo dell’Università dell’Aquila -. Noi siamo convinti che la donna (tra i 25 e 30 anni) sia stata sepolta con un rito esorcistico arcaico per non farla più tornare per pronunciare maledizioni e sortilegi. Però sono aperte tutte le ipotesi».
NUOVA IPOTESI - Insomma, la donna potrebbe essere una «revenant», termine con il quale le antiche culture dell’Europa occidentale indicavano un morto-vivente. Fantasie ovviamente, ma che in quel periodo storico (siamo nel XIII secolo) erano radicate nella cultura popolare. C’è però una seconda ipotesi, meno fantastica ma ugualmente suggestiva (persino romantica), e scientificamente interessante. La «donna dai chiodi in bocca» potrebbe essere un’adultera. Come ipotizza la professoressa Paola Villani del Politecnico di Milano, coautrice del saggio Settemila anni di strade, citando un antico testo sacro in latino. «Chiodi in bocca in latino si dice clavis oris – spiega Paola Villani – e sono citati in questa frase tratta da alcuni testi medievali “Et sicut in sexto (remedio) clavis oris ponitur in arca cordis, in septimo vero ponitur in manu Dei. Sic in octavo ista ponitur in manu praelati". Che tradotto in italiano significa "E così per il sesto Comandamento (non commettere adulterio) porrai dei chiodi nella bocca affinché raggiungano lo scrigno del cuore, per il settimo comandamento (non rubare) porrai invece tutto nella mano di Dio. Così per l’ottavo Comandamento (non dire falsa testimonianza) porrai tutto nelle mani di coloro che si sono manifestati”».
IL RITO - Attenzione, però. L’adulterio della “donna dai chiodi in bocca” non può essere giudicato con i parametri della nostra società. E il rito compiuto aveva un riferimento profondo ai testi sacri, molto conosciuti nel medioevo, con un’interpretazione diversa da quella di oggi. «La signora sepolta in Chiesa – continua Villani – aveva i chiodi in bocca poiché aveva evidentemente commesso adulterio. Ma se un’unione si rompeva per amore, si usava comunque questo rito affinché lo scrigno del cuore restasse sigillato per sempre. Insomma, il concetto implicito era "Dio non punisce chi commette adulterio se avviene perché si ama". E il defunto chiedeva espressamente di essere così seppellito per manifestare il fatto che se aveva agito così era stato solo e soltanto per amore». La tesi di Paola Villani è avvalorata anche da un particolare: la donna è stata sepolta vicino a una chiesa e in terra consacrata, pratica vietata per streghe e revenant.