La Linea D'Ombra: esoterismo, paranormale e misteri

Il Culto Apollineo

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Morgwen )o(
Posted on 16/6/2011, 20:07     https://i.imgur.com/f9CQYv1.png   https://i.imgur.com/soPZJY8.png




"Le Muse scompongono l'unità di Apollo, come egli unifica la molteplicità di esse convertendolo e dandogli coesione"



In Omero Apollo appare già perfettamente delineato con una "personalità" definita che suggerisce una lunga storia mitica di questa divinità, e una sua antica presenza cultuale dalla quale difficilmente può essere ipotizzato un tortuoso imprestito da altri popoli, d'altronde con cicli spirituali diversi. A volte appare in connessione con altri personaggi, come il preellenico Giacinto - nel quali alcuni hanno voluto vedere una prefigurazione di Apollo, e che appare nel mito in rapporto all'apollineo cigno, all'eterna giovinezza ottenuta con quel fiore, e col gioco del disco cosmico- e con Aristeo, vero e proprio suo alter ego, le cui funzioni lo mettono in relazione alla medicina, all'apicultura e alla profezia, così come con i lupi e gli orsi.
Particolarmente significativo appare poi il rapporto di Apollo con Admeto, re di Fere, presso cui, secondo Igino e Callimaco, il dio rimase nove anni. Fra i due si stabilirono rapporti di amore - che poi saranno un elemento essenziale nella vita cultuale dei Tiasi maschili, e presso quel popolo particolarmente legato ad Apollo che il dorico - e di servizio, tali che possono far pensare ad uno scenario iniziatico del tipo diffuso nelle associazioni efebiche e presso la crypteia dorica. Tuttavia Apollo non resta solo una divinità con una notevole storia cultuale. Il mito omerico lo presenta vivo; mentre agisce fra gli uomini e mentre interviene nel consesso degli dei. Ma la sua è una presenza di sapiente prudenza, dimostra di conoscere il significato arcano delle azioni che si stanno svolgendo nel mondo, invita alla moderazione, a quella misura che sarà il suo tratto distintivo. Il dio parla da lontano, evita di "partecipare" del divenire, invita al superamento dei limiti umani attraverso la contemplazione delle "forme" eterne - "archetipi", dice Platone-. Nel consesso divino Apollo non aspira a primeggiare, non tende a sminuire il significato delle altre figure divine. Egli esprime massimamente l'armonia, la misura, l'ordine, e dunque la conoscenza spirituale che permette l'inveramento di quei valori. E' perciò anche una personificazione del sole in quanto questi è il centro della sfera cosmica: "[...] Apollo armonizza in una sola cosa inizio e fine, e il suo plettro è il raggio luminoso del sole."
I molteplici aspetti di questa divinità trovano la loro realizzazione spirituale nelle diverse espressioni del culto apollineo.
Ad esso faranno riferimento sia le correnti che in Grecia riformeranno i rituali di purificazione e di espiazione, che i vari legislatori e fondatori di città, i quali cercheranno di mettersi sotto la tutela dell' "ordine delfico" al fine di consacrare e rendere "divino" il diritto che regolava la loro esistenza. E' questa la funzione per così dire "esterna" del dio; quella protesa all'instaurazione della Pace e del Diritto come riflesso dell'ordine cosmico. Ma al dio si rifacevano altre correnti, questa volta di natura mistica, che nel suo culto e nella sua spiritualità cercavano una dimensione "interna", una " conoscenza" che doveva consentire la realizzazione interiore degli attributi apollinei. Personaggi come Epimenide, Aristea e perfino Empedocle; movimenti spirituali come quello del cantore Orfeo; confraternite filosofico-religiose come quella Pitagorica, troveranno nel dio della luce la giustificazione per le loro realizzazioni spirituali, e il riferimento rituale che sembrerà assumere ai loro occhi il carattere più vero e profondo del culto apollineo.

Attributi Apollinei



Miti e Simboli

La figura di Apollo si presenta già al suo nascere sufficientemente delineata nei suoi attributi, egli appare subito in connessione con l'ordinamento cosmico. Sua madre Latona, discendente dai titani Febe e Ceo - cioè la "Purezza" e il "Polo" celeste - nel nome sembra racchiudere il senso di "nascosta", "Nerovestita" con cui verrà caratterizzata allorchè, proveniente dall'Iperbole, essa assumerà per volere di Zeus la sembianza del solare lupo. Queste connessioni tenebre/luce sembrano dunque volerci far concludere in una Latona quale dea pacifica da cui si origina il custode di un nuovo ordine cosmico, quasi potenza primigenia inespressa, dalla quale scaturisce la Luce allorchè è fecondata dal principio regolatore dell'universo, da Zeus, signore del cielo e della giustizia.
L'isola di Delo, nella quale nascerà Apollo, presenta parimenti elementi simbolici. Latona partorità su un'isola galleggiante, secca e nera, caratteristiche queste che la rapportano alla categoria delle isole fantasma o invisibili, cioè, ancora, alla dimensione dell'inespresso e, più in generale, dell'aldilà. Essa raffigura un vero e proprio "mandala" cosmico: il centro è costituito da un lago circolare, e tutta intera poggia su quattro colonne. In quest'isola vedrà la luce Apollo, accompagnato dal grido rituale delle dee presenti, nutrito con nettare ed ambrosia, mentre le vergini fanciulle delie, sacerdotesse di Apollo, "sanno imitare le voci degli uomini tutti e d'ogni canto la foggia". L'apparizione del dio è come la luce che rischiara la notte: il lago e le colonne su cui poggia Delo risplendono di aurea luce, e Apollo, nato nei pressi dell'albero cosmcico annuncia la sua funzione di custode dlel'ordine con il grido rituale in cui è contenuto parte del simbolismo del dio: "Date la lira a me diletta, e l'arco ricurvo/ e negli oracoli annuncerò agli uomini il volere di Zeus".
Le stesse vicende che caratterizzano la vita dell'ancor fanciullo sono indicative del ruolo di questa divinità. Esse infatti sembrano essere la controparte mitica dei molteplici aspetti del culto di Apollo, o, almeno, di quelli più significativi. Queste vicende si basano essenzialmente su uno scenario ceh evidenzia il senso delle lotte sostenute dal dio contro creature primordiali, le cui sembianze appaiono poco "definite", smisuratamente lontane dal "finito" - categoria mentale, questa, fondamentale nella Grecia arcaica-. In queste lotte, inoltre, sembrano espirmersi alcuni simboli propri ad Apollo, sembrano cioè "tipizzate" funzioni che verrano assunte con la sconfitta di tali esseri, compiti rituali che saranno essenziali nel culto apollineo.
Il primo scontro Apollo lo ebbe con Tizio, un essere "elementare" figlio di Zeus ed Eleara, che tentò di far violenza a Latona partoriente.
Il secondo avversario contro cui si batte Apollo, e che parimenti viene fulminato con le sue frecce, è Flegias, che aveva distrutto il tempio apollineo a Delfi meritando l'ira divina. Flegias è la personificazione della volontà distruttrice riferita al sacro, l'empietà selvaggia, la sacrilega condotta di un mondo sfrenato e ribelle che non conosce limiti.
La terza vittoria di Apollo contro un essere elementare è quella dell'uccisione del serpente Pitone o, più precisamente, della serpe Delfine, che custodisce l' Omphalos delfico, il mistico cuore del mondo, del quale in qualche modo era padrone. Poichè Apollo viene presentato ancor giovane, con la nudità dell'efebo e con la madre che lo tiene in braccio, da questo combattimento si può dedurre anche un rito di passaggio, col quale, assieme al raggiungimento della pienezza spirituale di Apollo, viene instaurato l'ordine cosmico e i riti che devono custodirlo e perpetuarlo. Apollo infatti dopo la vittoria costruisce il famoso tempio delfico, e ordina i primi sacerdoti del suo culto, a significare che con nuovi riti annuncierà " l'infallibile volontà di Zeus", del sovrano cioè del nuovo ordine che l'oracolo delfico interpreta ed esprime.
Questi combattimenti non sono tuttavia mere narrazioni. Qui il mito intepreta realtà profonde di questa figura divina, ne drammatizza momenti essenziali, esprimendone particolarità e funzioni che saranno fondamentali nel culto apollineo.
L'arma che consente queste importanti vittorie, così particolari del mito apollineo, è l'arco, il cui uso rimanda alle attribuzioni della distanza e della lontananza, fondamentali nella "personalità" di Apollo. Innumerevoli volte il dio è definito "signore dell'arco" o "lungisaettante", mentre non c'è arciere che non raccomandi a lui il tiro che effettua.
Con l'arco Apollo nell' Illiade interviene per punire i Greci per l'empio trattamento inflitto al suo sacerdote Crise; con l'arco colpisce le creature del disordine che si oppongono al suo diritto; e sono ancora le sue frecce che procurano il mistico sonno ai fedeli destinati alle Isole della beatitudine. Nel suo uso l'arco appare dunque legato alla protezione del diritto, alla cessazione del caos e alla distruzione degli squilibri, in cui si concretizza la funzione di Apollo come custode dell'ordine. Un'altra manifestazione del dio è espressa dall'attributo kitharodos, "citaredo" o "cantore con la lira". Esso ricorre spesso in tutti i poeti greci che hanno cantato il dio, quasi come l'elemento essenziale e fondamentale di questa "forma" divina. Quando Apollo appare "citareggiando", gli olimpici ascoltano incantati, mentre perfino le pietre sembrano voler partecipare al coro universale.
Il canto del dio tende perciò ad instaurare l'equilibrio proprio ad un tempo "archetipale", quando il mondo era "naturalmente" manifestazione del divino e ne rifletteva l'armonia.
Questo aspetto "creativo" e "conservatorio" di Apollo si lega ad un altro suo attributo: Musagetes, "archegeta delle Muse". Esso evidenzia il rapporto delle Muse con Apollo, ne mette in rilevo la dipendenza e caratterizza il loro essere funzioni particolari, il loro specificare "attributi" del dio, anche se con larga autonomi ed indipendenza.
Secondo il mito esse sono in relazione con le Cariti. I loro nomi, che appaiono già in Esiodo, esprimono il rapporto con il canto, la danza e con l'ispirazione poetica, e furono ben presto messe in relazione con le Arti, evidenziando così il loro ruolo di "memoria" mitico-spirituale specie per quanto riguarda le arti storiografiche, il canto eroico, la tragedia, la commedia e gli Inni sacri - attribuiti rispettivamente a Clio, Calliope, Melpomene, Talia e Polimnia - l'aspetto "creativo" della musica(flauto, lira, danza), e le conoscenze d'oridine astronomico. In quest'ambito le Muse esprimono non solo la "padronanza" di una specifica maestria, ma anche la tecnica evocativa che essa presuppone.

(to be continued)
 
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