La Linea D'Ombra: esoterismo, paranormale e misteri

7 anni

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Morgwen )o(
Posted on 8/5/2011, 19:28     https://i.imgur.com/f9CQYv1.png   https://i.imgur.com/soPZJY8.png




prima di scrivere, anzi di ricopiare una cosa che fa parte di me e dove io così facendo rivelo, ancora una volta i miei pensieri, le mie debolezze, i miei problemi ci tengo a precisare che non voglio la pietà e la compassione di nessuno, quanto troverete scritto è ciò che penso, ciò che sono e ciò che è stato.

sono passati sette anni e nonostante questo il dolore rimane li, attanaglia il cuore con artigli arcuati,affilati, stretti.
Il tempo non trascinde il dolore che provo.
Ricordo ogni istante come fosse ieri,
sento ancora il tuo odore di tabacco e caffè, amaro, sento ancora la ruvidità della tua barba sulle mie gote fresche e giovani, sento ancora il tuo odore di acqua di colonia, e la tua voce parla e sussurra ancora nelle mie orecchie.
Ti rivivo, ti rivedo, ti risento solo nei miei sogni. Ma non posso più abbracciarti, come si fa ad abbracciare il vento?
ti scrivo, ti parlo ma non posso guardare il tuo volto se non nei miei ricordi.
La tua assenza è un vuoto incolmabile lo sai? non esiste nessuno e niente che può e potrà mai sostituirti.
Che assurdità, che stupidità la mia, quando sobbalzo vedendo una figura a te somigliante e ti chiamo gridando. E poi ragiono e rammento che non potrò più vederti come prima. Ironico vero?
Ancora rivivo quell'orribile giorno e spero che sia solo un brutto sogno, che al mio risveglio tu ci sarai. Ma la realtà non si può modificare. Aihmè, no.
Era il 26 aprile 2004, io tornavo da un appuntamento con l'unico uomo di cui mi fossi mai innamorata, parecchio contenta perchè anche per me giungevano le prime piccole esperienze carnali.
Sono entrata in casa nostra, quella casa dove sono cresciuta con te, la nonna e la zia. Mi sono diretta, come ogni volta, nella tua stanza, speranzosa di trovarti, di vederti stare bene ancora una volta.
Ho acceso la luce ma tu non c'eri.
La mia speranza mi convinceva che ti avrei rincontrato. Poi la catastrofe.
Mia madre, accompagnata da suo fratello, è entrata li.
<<devo dirti una cosa importante>>, la guardai con il sorriso sulle labbra, con gli occhi colmi di gioia e che mi brillavano come due stelle:
<<dimmi mamma>>.
Lei rimase a guardarmi in silenzio per qualche istante, cercando in mio zio Salvatore la forza di dirmi ciò che doveva.
<<il nonno Leonardo...è morto>>.
Morto? la confusione mi ha praticamente stordita. Morto? mio nonno Leonardo,morto? Non riuscivo a crederci, tanto che scoppiai a ridere in faccia a mia madre e risponderle ridendo e in modo parecchio scurrile: << Ma che cazzo dici?>>.
Ma non appena finì quella frase ecco la mia razionalità che prende il sopravvento, conoscevo mia madre e sapevo che mai avrebbe mentito su una cosa del genere.
Ho sentito qualcosa rompersi dentro di me.
Lui era come un padre per me ed ero certa che nella mia vita sarebbe stato presente almeno finchè non mi fossi sposata.
Una convinzione, un pilastro della mia vita, della mia personalità, crollato, distrutto e ridotto in cenere.
Dentro di me il caos più totale, non capivo nulla, la mia vista era completamente annebbiata dalle lacrime che non riuscivo in alcun modo a fermare. Avevo rabbia e dolore dentro di me.
Quel dolore per un istante ha unito me e mia madre in un abbraccio ma poi io mi staccai da lei e andai alla ricerca di mia zia e mia nonna. Piangendo tra le loro braccia, soffrendo con loro. A pensarci bene non credo sia bello che la propria figlia vada a cercare il conforto in altre persone ma non ci ho nemmeno pensanto, del resto quella è sempre stata la mia vera casa.
Poi mi rinchiusi nella sua stanza. Quella stanza dove lui mi raccontava le storie, quella stanza dove giocavo, quella stanza che, quando suo figlio si sposò e si sistemò altrove, divenne la sua stanza. Del resto lui e mia nonna erano separati in casa da diversi anni, cosa che scoprìì quando avevo 12 anni per caso.
Rimasi a lungo li dentro e non mi mossì da li nemmeno quando mio padre mi aveva detto di non restare li. Mi sedetti sul suo letto, presi il suo cuscino e iniziai a stringerlo forte e ad annusarlo. Non avevo ancora smesso un solo istante di piangere, le lacrime cadevano a fiotti da sole e non riuscivo ad evitarlo. Il mio pianto era silenzioso ma i miei pensieri gridavano al posto della voce.
Non avevo mai pianto tanto in vita mia.
Lasciai quella stanza non appena sentì la primogenita di mia zia piangere e quando capìì che le sue erano lacrime di dolore per la perdita di mio nonno la presi in braccio e la portai con me. Quella bambina fu la fine momentanea delle mie lacrime, il pensiero di rasserenarla, l'intento di calmarla e chissà,magari farla sorridere, mi ha dato la forza di fermare le lacrime.
Non appena quella bambina che ho sempre protetto e amato come fosse mia figlia se ne andò calma e sorridente le lacrime ricominciarono a cadere.
Quel giorno ha segnato la mia vita,
e ho perso qualcosa, la morte di mio nonno portò lentamente alla morte tutto ciò che ero, che avevo costruito dentro di me con fatica. A poco a poco mi sono persa, la mia insicurezza era aumentata notevolmente, la mia razionalità andava scemando, io mi stavo lentamente eclissando.
Non andai al funerale, mai come in quel periodo detestavo la chiesa e credo che se fossi andata avrei dato seriamente di matto. Con un finto sorriso stampato sulla faccia che a stento riuscivo a mostrare andai a scuola la mattina dopo.
Ovviamente quella notte sono crollata mentre piangevo. Ho trascorso le prime ore di scuola facendo finta di sorridere,
solo perchè se c'è una cosa che ho sempre detestato è la compassione, la pietà che porta perfino il proprio nemico a dire falsamente "mi dispiace, poverina". Non ho mai avuto bisogno di questo.
Ma poi, durante un'interrogazione che qualcun'altro stava facendo per me, scoppio nuovamente in lacrime e di scatto esco dalla classe...non volevo sentire niente e nessuno e il suo funerale era già iniziato.
Da allora è iniziato tutto, la mia caduta verso il basso, i sogni in cui lo vedevo, lo chiamavo, gli incubi, le insicurezze che prendevano il sopravvento. Ho smesso di essere capace di fare qualunque cosa. Scrivevo poesie, l'ultima l'ho dedicata a lui poi non sono più stata in grado di scrivere.Per un pò non riuscivo nemmeno a cantare.Ho provato a esporre quello che avevo dentro di me, ma dal momento che ci riuscivo solo piangendo e non riuscivo nemmeno a parlare, quando un'insegnante mi ha detto che stavo diventando patetica non ho parlato più nemmeno di quel poco, non mi sono mostrata più completamente. La morte di mio nonno ha portato anche la depressione di mia madre, malattia che io non ho mai accettato e non riesco ad accettare, ovviamente questo suo problema, dal quale lei non vuole uscire, non ha portato che ad un ulteriore deterioramento di un rapporto già parecchio complicato e con molta ostilità.
Comunque da quel momento ho provato solo dolore e molta rabbia, verso me stessa e verso i miei genitori.
Verso me stessa perchè anzichè convincermi che sarebbe guarito, che lo avrei rivisto a casa da un giorno all'altro come le altre volte avrei dovuto insistere per andarlo a trovare. Verso i miei genitori perchè non mi hanno detto nulla di quella che era la situazione reale. Solo l'anno dopo che è morto, grazie a mia nonna paterna ho saputo quello che aveva e questo mi ha mandato su tutte le furie.Verso Gennaio 2004 ha iniziato a stare molto male e questo malessere si è scoperto che era un tumore, gli ha preso la schiena e l'hanno dovuto operare il 10 Marzo alla colonna vertebrale togliendogli alcune vertebre, nonostante l'operazione i dolori erano sempre più forti tanto da indurlo a gridare poi l'hanno ricoverato e il 25 aprile è morto. So gli ultimi giorni della sua vita ha dato di testa, non riconosceva più nessuno, era ridotto malissimo e aveva momenti di "pazzia".
Quando l'ho scoperto mi sono adirata e, incurante, ai miei genitori gliene ho dette di tutti i colori. La loro risposta è stata:
<< Volevamo proteggerti, hai solo 15 anni e una cosa del genere ti avrebbe traumatizzata, sei troppo piccola per capire certe cose>>
Troppo piccola? Volevano proteggermi da un grande dolore?A 15 anni?
Un'età più che ragionevole per rendersi conto di cosa sia un tumore e di cosa sia la morte e non si possono proteggere le persone dalle sofferenze. Il sapere che mio nonno è morto all'improvviso mi ha comunque traumatizzata. Il loro proteggermi non mi ha servito proprio a nulla. Se loro me l'avessero detto fin dall'inizio probabilmente avrei accettato la sua morte e tutto il resto con più facilità.
"Troppo piccola". Perchè non ero comunque piccola quando l'anno dopo la mia bisnonna si è ammalata in quel modo? Non ero comunque piccola quando ho vissuto quello che è stato sin dalla prima elementare? Non ero piccola ugualmente quando sono arrivati i primi dolori?Non ero piccola quando soffrivo di convulsioni celebrali e mi ricoveravano?
"Troppo piccola" Odio sentirmelo dire perchè questo è solo un modo per evadere dalle proprie responsabilità. Dovevano dirmi tutto sin dall'inizio. Ho subito cose che a me, per il mio modo di vivere, per il mio modo di pensare, per il mio modo di essere, hanno fatto parecchio male ed ero comunque piccola e solo io so quello che ho passato, quello che provavo quando a soli 6 anni mi hanno iniziato a chiamare strega e a lasciarmi da sola, ad allontanarmi dal resto della classe, maestre e compagni ed ero piccola, ma questo non mi ha impedito di crescere. Si è piccoli fino a un certo punto e certe cose vanno dette comunque.
E adesso vivo di rabbia, vivo di dolore e sensi di colpa e dubito che mi passeranno tanto facilmente perchè sono sette anni che va avanti così. Lui mi manca maledettamente. Lo vorrei qui. Se ci fosse saprebbe come farmi avere ancora fiducia in me stessa, come aiutarmi, come incoraggiarmi. Ho perso più di un nonno, ho perso un amico, un confidente, ho perso un maestro, ho perso un padre. Ho perso una parte di me che non tornerà più.
 
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