La Linea D'Ombra: esoterismo, paranormale e misteri

Un altro racconto...resterà incompleto, o forse no?

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Morgwen )o(
Posted on 16/4/2011, 12:36     https://i.imgur.com/f9CQYv1.png   https://i.imgur.com/soPZJY8.png




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Anche quella notte mi svegliai con la stessa sensazione, gli occhi gonfi e arrossati come se avessi appena pianto disperatamente, sentivo il cuore battere all'impazzata e mi mancava il respiro. Come ogni volta ero paralizzata, come se qualcosa bloccasse ogni mio movimento. I fantasmi del passato mi perseguitavano anche quella notte.
Mentre restavo a fissare il buio della mia angusta stanza, sentìì una pressione molto forte sul mio petto, come se qualcosa fosse sopra di me e mi schiacciava. Un brivido gelido mi pervase per tutto il corpo e venni colta da una strana eccitazione, poi percepìì che qualcosa stesse penetrando dentro di me. Non sapevo cosa fosse, non riuscivo a capire da dove provenissero quelle sensazioni o se stessi ancora sognando, mi era impossibile muoversi e la voce non usciva completamente.La mia eccitazione aumentava sempre di più, sentivo che i capezzoli si erano induriti e in mezzo alle gambe ero completamente bagnata, qualunque cosa fosse mi stava procurando un grande piacere al quale non riuscivo a sottrarmi, nonostante fossi spaventata da quanto stava succedendo.
Un lungo brivido freddo,qualcosa era dentro di me, lo sentivo indistintamente e iniziava a muoversi, sempre più velocemente, aumentando quella sensazione di piacere e io mi bagnavo sempre di più, lo sentivo entrare e uscire da me, travolgendomi in un vortice di passione e estasi.
Dopo qualche minuto ogni sensazione svanì, il mio corpo era esausto e completamente svuotato,il mio respiro affannato tornò lentamente regolare e riuscii finalmente a muovermi.
Ormai del tutto sveglia, guardai fuori dalla piccola finestra vicino al letto, era ancora notte fonda e prima che il sole sorgesse dovevano passare molte ore. Coprii la veste da notte di seta bianca allacciandomi di sopra un corpetto di pizzo nero, indossai una lunga gonna ampia e morbida fatta con la stessa stoffa del corpetto, mi avvolsi nel mantello nero, ne sollevai il cappuccio per nascondere il volto e, furtivamente, uscii di casa.

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La notte era serena e silenziosa, l'aria era gelida e per strada non c'era nessuno,mi avviai oltre le mura del villaggio addentrandomi nel bosco.
Mi muovevo con passo sicuro tra gli alberi, conoscevo quel posto e sapevo come muoversi, avanzavo con passo lento assorta nei miei pensieri e senza rendermi conto di dove stessi andando mi ritrovai oltre il bosco. Intorno a me gli alberi erano meno fitti e li, proprio davanti ai miei occhi, c'era una sorgente illuminata dai raggi argentei della luna.Rimasi meravigliata, era stupendo, non sapevo come ci fossi arrivata nè che li vi fosse una fonte. Non avevo idea di dove mi trovassi e sapevo che doveva tornare, ma non era ciò che volevo. Mi sdraiai di fronte alla fonte, allungai un braccio e con la mano presi a giocare con l'acqua mentre, con tono dolce e melodico, cominciai ad intonare una nenia che mia madre mi cantava spesso quando ero piccola.
A un tratto,smisi di cantare e rimasi in silenzio, mi parve di sentire lo scalpitiò dei passi che si muovevano sulla terra, mi voltai ad osservare attentamente il luogo intorno a me, non c'era nessuno eppure non mi sentiva sola. Non era la prima volta che provavo quella sensazione. Era quasi l'alba, quello scalpitiò diventava sempre più forte e veloce, trasalii dalla paura e così presi a correr via senza guardarmi indietro, qualunque cosa fosse non mi avrebbe presa.
Dopo un pò fui costretta a fermarmi, una fitta al cuore e il dolore era insopportabile, sembrava che una mano fosse entrata dentro di me e lo stesse stritolando, la vista mi si appannò per qualche momento e mi mancava il respiro.
Ma sentivo quei passi diventare sempre più forti e rapidi dietro di me. Non ero in condizione di correre ancora, mi guardai intorno cercando un posto dove nascondermi ma ciò che mi circondava erano solo alberi. Senza esitare mi slacciai il corpetto e lo tolsi insieme alla gonna, lasciandomi addosso solo la veste da notte, mi arrampicai sull'abete dove ero appoggiata pocanzi, stando attenta a non cadere.
Ero arrivata abbastanza in alto, quando un ramo al quale mi ero aggrappata si spezzò. Precipitai giù, ero sicura che mi sarei schiantata a terra, ma prima che questo potesse accadere delle braccia forti mi afferrarono al volo.
<<presa!>> Esclamò una voce, bassa e calda squarciò il silenzio. Sobbalzai, ero terrorizzata, ma mi voltai ugualmente verso di lui per guardare bene chi mi avesse salvata. E così lo vidi,
un uomo alto e, dal modo in cui mi aveva afferrata senza fare tanti sforzi, capii che era molto forte. Cercai di scrutare attentamente il volto dell'uomo, ma il buio mi impediva di vederlo bene, riuscìi però a guardarne chiaramente gli occhi, scuri e profondi con uno sguardo intenso. Non appena vidi quegli occhi, sentì un brivido caldo scorrermi lungo la schiena, erano splendidi, quello sguardo mi sembrava insostenibile, mi schiacciava, ma non riuscivo a staccare gli occhi da quelli di lui.
Rimasi in silenzio a guardarlo, notando l'espressione di lui mutarsi e nascondersi dietro un sorriso.
La sua voce nuovamente spezzò quel silenzio:
<<potevi farti male, lo sai questo vero?>>
Io annuì timidamente, ero spaventata ma non volevo darglielo a vedere, dopotutto ero ancora tra le braccia di quell'uomo completamente sconosciuto e temevo che lui potesse farmi del male senza darmi la possibilità di ribellarmi.
<<cosa ci fai qui nel cuore della notte?>>
a quella domanda non sapevo cosa rispondere, ma senza rendermi conto delle mie parole risposi senza mentirgli
<<vengo spesso in questi luoghi>>.
Mi guardò incuriosito, come se avessi detto qualcosa di incomprensibile, sorrise appena e, con tono molto pacato, mi chiese:
<< Allora perchè fuggi via?>>.
Mi morsi il labbro inferiore, non potevo certo dirgli che avevo paura di lui, mentii spudoratamente, tenendo viva la speranza che lui non se ne accorgesse e che mi avrebbe lasciata andare.
<<dovevo tornare a casa>>
<<capisco>> ribattè lui.
Sentii nuovamente il suo sguardo cercare i miei occhi, fortunatamente era notte quindi non avrebbe notato quella diversità che avevo sin da quando ero bambina, il che fu quasi un sollievo per me. Stette a guardarmi per un pò, quella sensazione di essere scrutata totalmente mi dava fastidio e mi spaventata ancora di più.
<< Devi tornare a casa quindi?>>
Gli annuì silenziosamente.
L'uomo mi guardò nuovamente e sorrise, quasi divertito e con tono sarcastico mi rivolse nuovamente la parola:
<< Non dovresti girare così svestita fuori di casa, non sai mai chi potresti incontrare>>.
A quell'affermazione divenni rossa violentemente e iniziai a tremare, spaventata di quello che lui poteva fare.
Delicatamente l'uomo mi fece scendere, raccolse i miei vestiti da terra e me li porse, aiutandomi a rivestirmi.
Poi, ancora prima che me rendessi conto, ero nuovamente sorretta dalle sue braccia forti, mi guardò, il suo sguardo mi fece sentire calma e protetta. Mi scostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio, si chinò verso di me, sentivo il suo respiro caldo sul mio collo freddo, sentivo la sua barba sfiorarmi la pelle e la sua voce penetrò nella mia testa:
<<ti porto a casa>>.
Lo guardai stupita, mi voleva portare a casa? com'era possibile? forse voleva qualcosa in cambio e, probabilmente, l'avrebbe pretesa una volta giunta a casa. La mia paura diventava sempre più forte e schiacciante, ma senza farglielo notare cercai di persuaderlo per lasciarmi andare da sola.
<< E' quasi giorno ormai, posso tornare senza problemi>> Lo guardai nuovamente negli occhi con sguardo sicuro e gli rivolsi un timido sorriso.
Lui sospirò pesantemente, come se quasi gli dispiaceva dovermi lasciare andare.
<< E va bene>> disse, e finalmente fui libera da quella presa, mi avviai per la strada del ritorno, ma prima mi voltai un momento e lo ringraziai, poi presi a camminare e lui sparì nel nulla.

Edited by Morgwen )o( - 16/4/2011, 15:44
 
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Morgwen )o(
Posted on 8/5/2011, 14:23     https://i.imgur.com/f9CQYv1.png   https://i.imgur.com/soPZJY8.png




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Giunta a casa andai nella mia stanza,mi spogliai con calma e mi accasciai sul letto cercando di riposarmi, ero stanca e avevo il cuore che mi batteva all'impazzata. Nonostante la stanchezza però non riuscii a chiudere occhio, ogni volta che lo facevo mi tornavano in mente gli occhi di quell'uomo a me sconosciuto, la sua voce, le sue braccia, il nostro incontro. Non riuscivo a non pensare ad altro, la mia razionalità era ferma e forte nella mia mente, mi incitava a non pensare a quell'uomo di cui non sapevo nulla, cercava di ricordarmi che io fossi già sposa promessa ad un altro uomo. Ma allora perchè il mio cuore batteva così forte? Perchè non riuscivo a non pensare a quegli occhi?
Dopotutto con molta probabilità non l'avrei mai più rivisto e poi che senso avrebbe rincontrarlo? Io per lui non ero nessuno.
Cercai di addormentarmi, ma invano mi giravo nel letto, il sole era troppo alto e il pensiero di lui non mi dava pace.
Dopo un pò mi alzai, affamata andai in cucina alla ricerca di qualcosa da mettere sotto i denti, ma non trovai nulla. Presi così il sacchetto dove tenevo i miei risparmi che, per mia fortuna, bastavano per farmi dare del pane dal fornaio. Tornai nella mia piccola stanza, afferrai un vestito che lasciavano scoperte le spalle e aveva le maniche fino al gomito, stretto sui fianchi e con la gonna morbida, sistemai i capelli, indossai il mantello e uscì. Quel giorno tutto il villaggio era in fermento, erano tutti alle prese con i preparativi per la grande festa che si sarebbe tenuta nel pomeriggio. L'evento, che si teneva per il 25°anno di esistenza del villaggio, prevedeva l'arrivo nel villaggio di forestieri e genti di ogni razza, si trattava di una lunga festa con danze, giochi, gare di forza e ci sarebbe stato anche un abbondante banchetto. Tutti li a festeggiare insieme nel villaggio di Heserak.
Non appena giunsi in piazza arrivarono i menestrelli e i bardi chiedendomi se mi sarei esibita anche io in qualche danza, ma non ero sicura di volerlo fare.
Danzare di fronte a tanta gente mi metteva parecchio in imbarazzo, temevo il loro giudizio e se qualcosa fosse andato male probabilmente sarei stata criticata.Volevo vivere in quel piccolo villaggio tranquilla, senza avere problemi con nessuno e questo spesso mi portava a non sapere dire di no alle richieste degli altri.
<< Viviannè chi meglio di te può affascinare i nostri ospiti? Suvvia balla sulle nostre note>>
Jilian,il bardo, mi implorava da giorni,nonostante molte ragazze si fossero fatte avanti proprio per fare ciò di cui io non ero sicura. Sapeva essere molto insistente e sapevo che non avrebbe accettato alcun rifiuto da parte mia. Accennai timidamente un sorriso guardandolo, con tono dolce gli dissi:
<< E va bene Jil, danzerò>>
Il volto del bardo si illuminò ed egli fece un sorriso gigantesco. Tornò dal resto del gruppo a comunicare loro che avevano una danzatrice, io speravo che almeno non sarei stata sola ad esibirmi.
Salutai il gruppo di musicisti e andai dal fornaio poco vicino, non appena riempii la cesta con il pane caldo comperato mi diressi verso casa. Mentre camminavo ebbi la sensazione che qualcuno mi stesse seguendo, senza farmi notare mi voltai e vidi una figura maschile dietro di me, alta e imponente, spaventata accellerai il passo per poi iniziare a correre. Correvo veloce, facendo attenzione a non far finire il pane a terra, ma poi persi l'equilibrio a causa di un gradino di troppo e caddi a terra, la cesta del pane si rovesciò completamente. Svelta raccolsi il pane ripulendolo e feci per rialzarmi, quando ad un trattò sentii quei passi che mi seguivano fermarsi dietro di me, poi udì una voce maschile:
<<questa è la seconda volta che ti porgo la mano e ti devo raccogliere da terra>>

era bassa e profonda come quella dell'uomo che incontrai la notte scorsa.
Mi voltai per prendere la sua mano e lo vide, era lui, l'uomo che incontrai nel bosco. Stavo morendo dalla vergogna, quell'uomo mi stava osservando in quella condizione poco dignitosa, volevo sprofondare. Lo guardai negli occhi per un'istante, un brivido mi pervase lungo la schiena, i suoi occhi erano splendidi avevano il colore del legno sotto la luce del sole, eppure la scorsa notte ero convinta che fossero neri. Quello sguardo ancora una volta mi schiacciava e mi attirava a se. Distolsi lo sguardo nella speranza che egli non si accorgesse che lo stessi fissando. Quell'imbarazzante silenzio, per mia fortuna, venne distrutto dalla voce di lui:
<<tu sei la ragazza che stanotte ho preso nel bosco ho il pensiero di te da quando sei andata via avrei voluto parlarti un po'>> mi disse.
A tali parole il mio cuore iniziò a battere velocemente e il volto mi divenne paonazzo. Lo guardai con gli occhi di chi temeva che qualcuno potesse sentirci, dopotutto ero promessa sposa ad un altro. Presi per un istante a guardarlo attentamente. Le spalle larghe, quelle mani grandi, le braccia forti e poi il suo viso. Quel giorno riuscì a vederlo chiaramente,
i suoi lineamenti marcati e la barba che gli contornava il volto, lasciavano trasparire la sua virilità e l'esperienza che la vita gli aveva dato. Era un bell'uomo.
Non appena mi misi diritta davanti ai suoi occhi abbassai lo sguardo e gli parlai con voce flebile:
<< Il mio nome è Viviannè e si, ero io la ragazza nel bosco, la notte scorsa>>

Guardai ancora una volta i suoi occhi di terra, non riuscivo completamente a desistere, quegli occhi mi incantavano ogni volta che li guardavo, poi lo sguardo mio si posò sulle sue labbra e vennì pervasa dall'impulso di baciarle, ma mi trattenni mordendomi il labbro. Che cosa mi stava prendendo? Non era da me tutto questo ed ero già impegnata con un altro uomo.
Lui.solo allora mi ricordai del suo volto, del suo amore nei miei confronti e mi sentivo in colpa perchè non gli avevo ancora dedicato un pensiero da quando incontrai quell'uomo. Impulsivamente e con tono calmo gli dissi:
<<io sono già promessa sposa ad un altro uomo messere, in realtà non dovrei nemmeno intrattenermi qui con voi.>>
Non so perchè glielo dissi, quell'uomo nemmeno lo conoscevo. Più lo guardavo e più ogni fibra del mio essere si sentiva attratta da lui, mi sentivo come se egli fosse un dolce richiamo al quale non sapevo sottrarmi, una forza magnetica che mi tirava a se.
<<qui al villaggio la pena per l'adulterio è la morte>> gli dissi.
Perchè queste parole uscirono dalla mia bocca ancora prima che il pensiero arrivasse alla mente? Non riuscivo a controllarmi nei pensieri e nel linguaggio. Non appena egli udì ciò che io con calma gli dissi, notai sul suo volto un'espressione impaurita. Con tono dolce e soffuso mi rispose:
<< Milady non voglio far del male a nessuno. Ma tu, la tua voce, il tuo volto, il tuo profumo non mi donano pace dal primo istante in cui ti ho vista. Ho trovato una ninfa sul mio cammino, e più tu fuggirai più io ti rincorrerò, se svanirai attenderò che sia tu a ritornare da me. Ma attenta madame, basta un solo cenno e io sparirò per sempre. Sono qui solo per te, me ne andrò se sarai tu a volerlo.>>
A tale affermazione, a tali pensieri e la mente che dava vita ad ogni parola che lui pronunziava un nuovo brivido caldo e lungo pervase il mio corpo, inebriandomi di uno strano piacere. Ma avevo paura e la razionalità mi ricordava che stavo per sposarmi e che quello era un posto troppo piccolo, la gente avrebbre parlato e lui avrebbe scoperto ogni cosa. No, dovevo tenermi lontana da quell'uomo. Era la cosa più giusta e ovvia da fare. Sebbene a malincuore e forzatamente lasciai la sua mano che intanto afferrava la mia. Mi guardai intorno imbarazzata e sperando che nessuno notò la cosa.
Feci un sospiro pesante, lo guardai nuovamente e incrociai il suo sguardo fisso su di me:
<<messere credo sia meglio che io rientri, come vedete qui ad Heserak, sono tutti alle prese con i preparativi per la festa di stasera e anche io ho delle faccende alle quali devo adempiere, con permesso.>>
Egli sorrise appena, aveva l'aria di chi aveva appena ricevuto una cattiva notizia, una delusione, il suo sguardo sembrava triste.
<<certamente milady, prego andate pure>> mi disse, per poi accennare un sorriso.
Ebbi l'imbressione che il suo fosse uno di quei sorrisi che si fanno per celare i propri pensieri, che del resto conoscevo abbastanza bene poichè io stessa li facevo.
Gli rivolsi un sorriso di rimando al suo, lo guardai un ultimo istante e mi diressi verso casa.
Una volta varcata la soglia della mia casupola, posai sul tavolo il pane che avevo comperato e mi lasciai cadere sul divano. Nella mia testa vi era il caos più totale. Non riuscivo a non pensare a lui, alle sue parole, alle sue mani grandi e tutto il resto, ogni singolo istante che avevo vissuto con lui. Iniziai a farmi delle domande.
"Chi era costui? Perchè dirmi delle parole così incantevoli? Che sia uno di quei tanti uomini che vagabondano nel mondo alla ricerca di una notte di follia e sfrenata passione?" si probabilmente quell'uomo era alla ricerca di qualcosa del genere, almeno così mi consigliò la ragione ma il cuore...Il mio cuore, il mio istinto mi inducevano a pensare che non fosse così, che quel nostro incontro attendeva solo di avvenire.
Assorta nei miei pensieri mi lasciai cadere in un sonno profondo. Quando mi risvegliai era già sera e la festa nel villagio aveva avuto già inizio, così mi affrettai a vestirmi dato che avevo promesso a Jilian che avrei danzato per i nostri ospiti. Indossai un corpetto blu notte che abbinai a una gonna con uno spacco molto alto, bianca e in stoffa semplice, lo spacco della gonna lasciava scoperta una gamba. Indossai il mantello coprendomi il volto con il cappuccio e uscì di casa. Non appena giunsi in piazza Jilian sfoderò un sorriso gigantesco:
<< Eccoti finalmente!>> esclamò << Dov'eri finita? Temevo non arrivassi più>>.
Si vedeva chiaramente che Jil fosse nel panico più totale, così, nella speranza di farlo tranquillizzare gli sorrisi teneramente:
<< Scusami Jil mi sono addormentata, la scorsa notte ho dormito malissimo. Comunque quando vuoi iniziamo>>.
Jil annuì senza esitare e iniziò a suonare con il resto dei musicisti, la melodia di Jil era festosa e un pò chiassosa, io mi lasciai condurre dalla sue note e mentre lui suonava io danzavo. Cercai di non pensare a tutta quella gente che mi stava osservando, evitai di incrociare il loro sguardo, era già abbastanza imbarazzante esibirmi davanti a tanta gente, ma notare il loro sguardo che con fare giudizioso era rivolto a me sarebbe servito solo a farmi innervosire ancora di più. La melodia di Jilian cominciava ad essere più lenta e tutti gli strumenti si erano fermati un attimo, poi il flauto di Jil venne accompagnato dai tamburi. La mia danza leggera e spensierata iniziò così ad essere un pò più sensuale, muovevo sinuosamente i fianchi e, mentre danzavo, senza andare contro la musica e i movimenti femminei tolsi via il mantello. Danzai con gli occhi chiusi, ero troppo imbarazzata per tenere gli occhi aperti, ma questo non mi impediva di udire i commenti e i fischi della gente. Mentre danzavo pensavo a tutta la gente che mi stava osservando, poi la mia mente si soffermò su di lui. Chissà dov'era, non sapevo se l'avrei mai più rivisto o chissà, forse era lì tra la folla ad osservarmi. Arrossì violentemente al pensiero che egli potesse essere tra quella moltitudine di persone a guardarmi.
"Viviannè non lo incontrerai più." Gridò la mia ragione "E poi stai per sposarti. Dimenticatelo." La razionalità parlava forte e chiaro, sapevo però che aveva ragione. Io stavo per sposarmi e di lui non conoscevo nemmeno il suo nome. Faceva male doverlo ammettere ma era la pura realtà, anzi, con molta probabilità non l'avrei nemmeno più visto.
Ancora qualche movimento ondeggiante e sinuoso, poi mi fermai non appena Jilian e gli altri musicanti si arrestarono. Gli spettatori iniziarono ad applaudire e a complimentrsi con noi, qualcuno di loro lanciò anche qualche doblone d'oro e qualche fiore.
Jil venne accanto a me, posò una ghirlanda di fiori bianchi sulla mia testa, mi prese la mano, sfoderò un sorriso dei suoi e dolcemente mi disse:
<< Sei stata bravissima piccola Vivie.Grazie.>> mi diede un bacio sulla fronte. Poi Jil si voltò verso il pubblico e annunciò con voce tonante:
<< Cari sopiti avete assistito alle danze della nostra splendida Viviannè, nessuna in questo villaggio è più bella di lei e di egual bravura. Ed ora madame e messeri vi invitiamo a recarvi alla grande piazza. Affrettatevi gente! Li avrà luogo il banchetto.>>
Udendo quelle parole lo spiazzo lentamente si svuotò, tutti si stavano recando al banchetto.Io mi sedetti un momento sulla panca dove poco prima era seduto Jil attendendo che tutti se ne andassero.
Jil, notandomi, si avvicinò a me e mi chiese:
<<andiamo piccola Vivie?>>
Sospirai e poi donandogli un sorriso dolce risposi:
<< Sono parecchio stanca credo che andrò direttamente a casa>>
<< Lascia che ti accompagni a casa allora!>> ribattè lui,
ma cercai di convincerlo a non premurarsi per me e ricordandogli che se ci avessero visti avrebbero sicuramente frainteso e questo sarebbe stato motivo di liti e problemi.
La sua espressione si fece triste, con tono un pò seccato mi rispose:
<< E va bene, ma sta ben attenta mentre torni a casa, il villaggio è troppo affollato non vorrei che ti capitasse qualcosa di male.>>
Sorrisi udendo quelle parole, così gli diedi un abbraccio facendo attenzione che nessuno ci stesse osservando.
Stringendolo con le mie deboli braccia gli sussurrai:
<< Sta tranquillo. Ora vai e pensa solo a divertirti. Ci vediamo domani.>> Lo lasciai e mi allontanai da lui mentre egli si recava al banchetto.
Non mi andava di mangiare ed ero troppo nervosa per farlo, così, non appena lo spiazzo si svuotò completamente mi avviai oltre le mura del villaggio e percorsi il sentiero che mi riportava nel bosco vicino.
Girovagavo tra gli alberi illuminati dal pallore argenteo della luna, mentre la mia voce si librava nell'aria dolce e soave, avevo sempre lui come pensiero fisso. Speravo di vederlo ancora.
 
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