La Linea D'Ombra: esoterismo, paranormale e misteri

Delitto in Vaticano, Parte 1

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AlexandraS~
Posted on 1/4/2011, 19:14     https://i.imgur.com/f9CQYv1.png   https://i.imgur.com/soPZJY8.png




Siamo in Vaticano, centro della religione Cattolico/Cristiana, residenza del Papa e anche centro città di Roma.
Se si pensa al Vaticano, viene in mente subito un luogo di pace, tranquillità, un luogo dove la sacralità del posto fuoriesce da ogni mattone, da ogni pianta, da ogni getto di vento. Si pensa a Dio, a Gesù Cristo, si pensa ai 10 comandamenti, si pensa alla misericordia, al perdono, alla speranza. A tutti quei fondamenti su cui si regge oggi (a malapena e/o non) la religione più seguita al mondo.
Non si penserebbe mai ad un omicidio. Non si penserebbe mai al sangue, alla vendetta, alla gelosia, ad un evento macabro come lo spezzare una vita. E in più, non si penserebbe mai che tale fatto, venisse impolverato, nascosto, e non più risolto.
Anzi.
Eppure, è successo: in Vaticano è stato commesso un omicidio.

I fatti
Alle soglie del nuovo millennio, in Vaticano scoppia un caso che ancora oggi sarebbe sulla bocca di tutti, se non fosse stato sepolto per bene dai media e da chi ha pensato a farli tacere.
Il 4 maggio 1998 vengono ritrovati 3 cadaveri: Alois Estermann, comandante del Corpo delle Guardie Svizzere (44 anni); Cedric Tornay, subordinato di Estermann (23 anni); e di Gladis Romero, funzionaria dell'ambasciata venezuelana, moglie di Estermann (49 anni).
Chi entrò nella stanza, nell'appartamento di servizio degli Estermann, vicino alla caserma e poco distante dal Palazzo Apostolico, si trovò di fronte una scena apparentemente scontata: i due coniugi a terra, probabilmente uccisi da Tornay, che sembra essersi suicidato con un colpo di pistola calibro 9 nella parte posteriore del cranio.
Nella stanza entrarono per primi: il sostituto della Segreteria di Stato, monsignor Giovanni Battista Re, l'ispettore generale della Vigilanza Camillo Cibin e il sovrastante maggiore Raul Bonarelli. Poco dopo vennero raggiunti dal portavoce vaticano Joaquìn Navarro-Valls.
I due uomini erano stesi a terra, mentre la donna era seduta sul pavimento e con la schiena appoggiata alla parete.
Andare con i piedi di piombo in questo caso, è d'obbligo perchè nessuno, a parte gli organi di stato vaticano, conoscono come sono andati realmente i fatti.
La polizia italiana invece? Del triplice delitto l'ispettorato della Pubblica Sicurezza, presso il Vaticano, non viene informato dalla Santa Sede, almeno non subito come da concordato.

Prime ipotesi e posizione della Santa Sede
Tre ore dopo l'omicidio, il Vaticano fa sapere, tramite il portavoce Navarro Valls, che Cedric Tornay avrebbe raggiunto il comandante Estermann nei suoi appartamenti e dopo aver fatto fuoco su di lui e sulla moglie con la pistola d'ordinanza, si sarebbe suicidato: il tutto per un raptus di follia.
Secondo la Santa Sede infatti, Tornay avrebbe ucciso i due coniugi e si sarebbe sparato: per movente, il Vaticano riporta all'antipatia tra Tornay e Estermann. Il nuovo comandante non era gradito alla giovane guardia svizzera, che si era sottratto non poche volte alla rigidità di Estermann, che viene ancora oggi ricordato come uno dei primi uomini saliti a bordo della papamobile subito dopo l'attentato a Giovanni Paolo II nel 1981, facendo del proprio corpo uno scudo per proteggere il pontefice. Tornay non ricevette la medaglia "Benemeriti" proprio per le sue continue ribellioni alla disciplina del comandante.
Inoltre, il Vaticano continua basandosi sull'autopsia del giovane Tornay: secondo l'esame autoptico, nel cervello del ragazzo c'era una cisti, in grado di spiegare il raptus omicida. Poi, l'arma di ordinanza in dotazione a Cedric Tornay era una calibro 9, quasi un'arma da guerra, e con questa pistola avrebbe sparato 5 colpi di cui uno statogli fatale. Proprio il colpo che determinò la morte della giovane guardia svizzera, fu quello che esplose in aria e finì sul soffitto. Ma dei 5 colpi, vennero ritrovati solo 4 bossoli, mancante proprio quel famoso 5°. La Chiesa disse che non venne mai trovato.

Le frettolose indagini, la sbrigativa chiusura e le ombre sulla vincenda
Iniziamo dicendo che il caso venne chiuso in 24 ore e che la madre del giovane Cedric non venne nemmeno chiamata dal Vaticano, ma venne informata della morte del figlio tramite un passaparola di preti, si di preti. Di chiesa in chiesa, si arrivò nel paesino di Muguette Baudat, madre del ragazzo: il parroco della città natale di Tornay, bussò a casa della signora Baudat e le disse "Tuo figlio è morto".
Mettiamo subito in chiaro come è stata trattata quindi la vicenda.
I coniugi Estermann erano attesi alle 21.00 all’Hotel Columbus, per una cena tra amici: i cadaveri invece, in un'orario simile, vennero rinvenuti da una suora, che poi non venne più tirata in ballo. Un punto oscuro questo, visto che la suora non venne mai più richiamata, ma anzi scomparve del tutto dalla vicenda: manteneva il suo ruolo per aver ritrovato i corpi, ma non venne riascoltata come di solito si fa con chi scopre dei cadaveri. Inoltre, la suora in questione non aveva nessun motivo per stare alle 21.00 in uno dei palazzi di servizio dei collaboratori vaticani: non vi abitava e di certo non poteva avere appuntamento con gli Estermann, visto che i coniugi stavano per uscire.
E' da tenere a mente che la polizia italiana non viene nemmeno interpellata, di tutto infatti se ne occupa il Vaticano: l’avvocato Gianluigi Marrone, Giudice Unico della Santa Sede, arriva sulla scena del crimine dopo un'ora dal delitto, complicando ancora di più l'indagine.
Eh sì, infatti l'appartamento degli Estermann non viene sottoposto a sigilli, ma viene lasciato aperto a chiunque appartenesse ad organi vaticani, inquinando la scena del crimine.
Marrone, passa l'indagine al professor Nicola Picardi, Promotore di Giustizia vaticano, che dopo 24 ore capitolò l'indagine.
Durante il comunicato di Navarro Valls, tre ore dopo l'omicidio, il portavoce vaticano accenna anche ad una lettera che Tornay avrebbe affidato ad un altro commilitone alle ore 19.30, aggiungendo una frase: "Se mi succede qualcosa, dalla ai miei genitori". Navarro Valls, senza lasciare aperti altri spiragli, ma senza nemmeno aspettare la fine dell'indagine, commenta così in finale di conferenza:

E’ tutto molto chiaro, non c’è spazio per altre ipotesi


Il 6 maggio, appena dopo 2 giorni dal delitto, ma anche meno, arrivano i risultati delle autopsie. Comunicate dal direttore della sala stampa vaticana.

«Sono ora in grado di comunicare i risultati delle autopsie eseguite sui corpi del Comandante della Guardia Svizzera Pontificia Alois Estermann e della consorte Signora Gladys Meza Romero, così come del corpo del vice-caporale Cédric Tornay. La salma del comandante Estermann presentava ferite d’arma da fuoco provocate da due proiettili. Un proiettile è penetrato nel viso - zigomo sinistro - interessando la colonna cervicale ed il midollo spinale. L’altro è penetrato nella regione deltoidea sinistra ed è fuoriuscito dalla spalla sinistra per rientrare di nuovo nel corpo sulla faccia laterale sinistra del collo, con decorso verso destra, e penetrare nel canale midollare a livello delle prime vertebre, recidendo il canale midollare e i tessuti cerebrali. La salma della signora Gladys Meza presentava un unico foro nella spalla sinistra, in direzione verso destra, per un proiettile che ha raggiunto la colonna cervicale. La salma del vice caporale Cédric Tornay presentava un foro di uscita nella parte inferiore dell’osso occipitale, per un colpo d’arma da fuoco che è penetrato in corrispondenza della bocca. Sono in corso ulteriori accertamenti sia strumentali che di laboratorio. Da una prima ricostruzione dei fatti e dagli accertamenti autoptici è fondamentalmente presumibile che il vice caporale Cédric Tornay, dopo aver esploso due colpi d’arma da fuoco dalla sua pistola d’ordinanza contro il comandante Estermann e un colpo contro la consorte del comandante, si sia suicidato».


Da subito le indagini del Vaticano sembrarono forzate, anche dietro un lavoro immane: «dieci perizie necroscopiche, anatomo-istopatologiche, tossicologiche, balistiche, grafiche e tecnico-telefoniche condotte da illustri specialisti; trentotto audizioni di persone informate sui fatti; cinque rapporti di polizia giudiziaria affidati all’ispettore generale del Corpo di Vigilanza; numerose richieste di informazioni e rapporti a uffici pubblici dello Stato della Città del Vaticano e della Conferenza episcopale svizzera, nonché diversi servizi fotografici e rilievi tecnici».
Innanzitutto, l'idea del raptus contrastava di gran lunga con la lettera consegnata al commilitone: il raptus è qualcosa d'improvviso, che di certo non viene preventivato con così tante ore di anticipo. E inoltre, proprio la lettera indirizzata alla madre era molto sospetta:

«Spero che tu mi perdonerai perché sono stati loro a costringermi a fare quello che ho fatto. Quest'anno dovevo avere l'onorificenza e il colonnello me l'ha negata. Dopo tre anni, sei mesi e sei giorni passati a sopportare tutte le ingiustizie, l'unica cosa che io volevo me l'hanno rifiutata».



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