La Linea D'Ombra: esoterismo, paranormale e misteri

Il delitto della stanza chiusa

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AlexandraS~
Posted on 25/2/2011, 16:23     https://i.imgur.com/f9CQYv1.png   https://i.imgur.com/soPZJY8.png




Antonella Di Veroli è sicuramente un punto interrogativo nella storia dei casi insoluti degli ultimi anni: sembra un po' un giallo di Alfred Hitchcock, con delle venature all'Agatha Christie. Quello che più spaventa però, è il silenzio nel quale questo terribile delitto si è svolto, e nel quale continua ad essere vissuto tutt'oggi.

Antonella ha 47 anni, è una donna sola, nel senso che non ha un compagno nella sua vita: vive in un appartamento in via Domenico Oliva 8, interno 2B, nel quartiere Talenti, a nord di Roma. Lavora in uno studio commercialistico, è brava nel suo lavoro, è precisa puntuale rispettabile.
Nella vita privata, Antonella mostra tutta la solitudine del mondo: è sola, non è ne bella, nè appariscente, forse la cosa le pesa e non poco. Inoltre ha un carattere complesso, è dura, intransigente, tutta d'un pezzo. Allo stesso tempo, è molto chiusa, riservata, difficilmente si ferma a parlare con i vicini, che diranno dopo la morte di quante siano state poche, numericamente parlando, le volte in cui parlarono direttamente con lei. Nonostante la sua riservatezza, Antonella è gentile, cortese, i suoi vicini la ricordano anche per questo. Un altro tratto importante di Antonella, è sicuramente la sua precisione: è metodica, schematica, quasi ripetitiva fino alla noia. Una di quelle persone che la sera posano i gioielli sempre nello stesso punto, le pantofole nello stesso punto, la vestaglia in fondo al letto.
Altro aspetto che sembra emergere da chi la frequentava per lavoro, era l'ambizione: voleva guadagnare di piu, oppure era una conseguenza del carattere. Chissà.
Da cosa emerge la solitudine di Antonella? E' dura, forte, autonoma, cosa la spaventa? Niente o forse tutto, ma Antonella, nel dubbio e pur non abitando al piano terra, ha fatto sbarrare tutte le finestra e la porta è una di quelle blindate, con doppia serratura a scatto.

La scomparsa
Antonella è abitudinaria, a studio alle 9.00, a casa alle 19.30: affida l'auto al parcheggiatore del palazzo, sale a casa e il giorno dopo ricomincia, anche il sabato. La domenica invece, va a casa dei parenti e amici e torna nel pomeriggio.
Anche il 10 aprile 1994 è andata da un amica, fuori città, e anche quella domenica è tornata nel pomeriggio, tardo pomeriggio. Alle 20.30, Antonella imbocca la stradina del parcheggio, affida le chiavi al parcheggiatore, sale a casa, chiude la porta dietro di sè e la chiude a chiave. Fa delle telefonate Antonella, dalle 21.30 fino alle 23.00 circa, poi il nulla.
Antonella di Veroli scompare. Tra le mura di casa sua, chiusa a chiave con le sbarre al muro, svanisce come in un racconto giallo.

L'11 aprile, i suoi colleghi l'aspettavano a studio come sempre, puntuale, alle 9.00. Ma Antonella non si presenta, non è da lei. Alcuni provano a chiamare a casa, ma le telefonate finiscono in messaggi di segreteria dove si chiedono notizie.
Vengono ovviamente avvisati quei pochissimi parenti, qualche amico che la donna aveva: perchè questa mobilitazione immediata? E' ovvio, perchè Antonella è metodica, abitudinaria, rigida anche negli orari, negli appuntamenti, se le capita un imprevisto è in grado comunque di avvertire. Non è da lei scomparire così.

Sono le 20.00 sempre dell'11 aprile, la sorella ed il cognato di Antonella decidono di recarsi a casa della donna, magari ha avuto un malore, magari sta cercando aiuto e nessuno la sente, magari è svenuta. La vicina di casa, di pianerottolo, fornisce alla sorella di Antonella le doppie chiavi che la commercialista le aveva affidato per badare alle piante nei possibili periodi d'assenza, rarissimi.
Antonella, donna ordinata, precisa, metodica, aveva lasciato la casa nel classico disordine della sera, ma c'erano tante cose che non tornavano, qualche fuori posto che suonava piu come un fuori luogo.
La luce dell'ingresso è accesa, c'è un tubetto di colla sul mobile di fronte alla porta, le scarpe sono state lasciate sul pavimento, in camera da letto ci sono due scatole di sonniferi, un orologio nel cassetto e dei vestiti sparsi, tra cui un reggiseno.
La sorella ovviamente capisce che non è da Antonella fare così: la donna non è una che abbandona casa di notte, che lascia disordine prima di uscire, ma che sopratutto.... lascia le proprie chiavi in casa, nel salone. E già, le chiavi sono li.
Antonella è scomparsa a casa sua, chiusa a chiave dall'interno.
Preoccupati e stupiti, i parenti di Antonella vanno via.

Dopo un'ora circa, la cerca anche un'altra persona: Umberto Nardi Nocchi. Umberto, è un ragioniere che collabora con lo studio commercialistico di Antonella ma non solo, aveva avuto una relazione con la donna per 10 lunghi anni, che era terminata qualche anno prima del '94. I due erano rimasti amici, veramente, tanto da sentirsi ogni giorno.
Nella segreteria telefonica di Antonella, ci sono anche i suoi messaggi infatti, suoi di Umberto; anche lui la cerca ed anche lui è preoccupato, preoccupazione che lo spinge ad andare a casa della donna, per vedere se tutto va bene.
Umberto va a casa di Antonella accompagnato da suo figlio e da un amico, un ispettore di polizia che Umberto ha chiamato per farsi aiutare, in via amichevole. Anche lui si fa aprire dalla vicina, anche lui nota il disordine, anche lui è costretto ad andar via, visto che oltre il disordine e qualche cosa fuori posto, non c'è nulla.
La vicina di casa, notando la preoccupazione della sorella e di Umberto, scrive un biglietto per Antonella e lo infila sotto la porta: chiede di farsi sentire, perchè i suoi sono preoccupati. Giustamente.

Il colpo di scena
Il 12 aprile, martedì quindi, Umberto prende una decisione: l'affetto che lo lega ad Antonella è forte e quindi non può restare con le mani in mano.
Intorno a mezzanotte, decide di tornare a casa della donna: è preoccupato ovviamente, ma non può fare a meno di citofonare alla vicina di casa, che gli dice che non ci sono novità, che Antonella non è tornata.
Dopo la seconda notte senza notizie, la sorella ed il cognato di Antonella tornano di nuovo nella casa, insieme alla vicina di casa e ad una loro amica: mettono i guanti in lattice, vogliono sporgere denuncia ma i tempi tecnici ancora non lo permettono, quindi entrano in casa con l'intenzione di girarla da cima a fondo.
Forse Antonella è stata svegliata da qualcuno che l'ha costretta o le ha chiesto di uscire? Ma le chiavi sono li...
Forse è uscita per schiarirsi le idee? Nessuno l'ha vista e poi le chiavi sono sempre li...
Le chiavi....
Ma se Antonella fosse uscita, impossibile visto che quelle maledette chiavi sono li, indossava sicuramente qualcosa; nella camera da letto c'erano dei vestiti sparsi, quindi forse si era cambiata, forse era andata via dimenticando le chiavi, dimenticando tutto, forse dimenticando la vecchia vita. Molti lo fanno.
La sorella propone di cercare negli armadi, vedere se qualche indumento manca.
Nella camera da letto c'è un armadio a tre ante: dalle prime due non manca niente, la terza invece non si apre. Sembra bloccata, serrata, così maledettamente incollata al muro che nemmeno piu persone riescono ad aprirla.
Incollata....?!
Nessuno ci pensa, tutti forzano l'anta e quando l'armadio si apre, dal fondo spunta un piede nudo. Spostano i vestiti e Antonella è lì: morta.

La scena del crimine
Ammesso che ci sia, ovvio.
Antonella di Veroli è in posizione fetale, coperta da vestiti e da due cuscini intrisi di sangue, indossa ancora il pigiama. Ha la testa in un sacchetto di plastica che rivelerà 2 colpi di pistola, uno alla tempia, uno alla fronte. Un bossolo verrà ritrovato sul pavimento dalla scientifica.
La pistola (Beretta o Browning) è una 6 e 35, piccola, automatica, che si nasconde bene anche in una tasca; non è stata però la pistola ad uccidere Antonella, è stato il sacchetto di plastica sul viso. La donna prima è stata tramortita, poi è stata soffocata sul letto, colpita con la pistola e i cuscini (forati anche quelli) hanno attutito il rumore. Il letto, rifatto non con tantissima cura, rivela delle tracce di sangue: molto probabilmente Antonella era a letto quando è stata colpita dagli spari. La donna non è stata vittima di violenza sessuale, non ha avuto rapporti prima di morire, non ha lottato: ci sono solo dei segni sulle caviglie, dei lividi per il trascinamento dal letto all'armadio.

Il medico legale dichiarerà che la morte è avvenuta intorno alle 23.00, quindi in prossimità della fine delle telefonate che Antonella ha fatto quella sera. Nel suo stomaco c'erano i sonniferi ingeriti prima della morte, quelli che c'erano in camera da letto. Inoltre verrà messa a verbale la testimonianza dell'inquilina del piano di sotto, dove afferma di aver sentito un tonfo proveniente dal soffitto, cioè dal piano di sopra, e poi alcuni passi pesanti.

Ricostruzione degli inquirenti
La sera del 10 aprile, Antonella è a casa: fa delle telefonate fino alle 23.00. Probabilmente qualcuno suona alla porta e Antonella lo fa entrare: lei, che ha preso i sonniferi per dormire, che ha messo il pigiama, che si è preparata per andare a letto. Molto probabilmente era qualcuno di inaspettato.
Deve essere qualcuno di importante, o con cui Antonella ha molta confidenza, per farsi seguire in camera da letto: questo genere di donna non si fa trovare in pigiama, ne di certo mostra il disordine della propria camera da letto, con reggiseno sparso in giro ben in vista.
Il soggetto la tramortisce mentre lei è seduta sul letto, prende la pistola che ha ben nascosto e spara alla testa della donna. Molto probabilmente, è questo il tonfo strano che la vicina sente.
Antonella però non è morta, il colpo alla tempi non dava morte immediata, cosi l'assassino deve sparare ancora. Stavolta copre la faccia della donna con i cuscini e spara. Lei non muore.
Preso dal panico, probabilmente, l'assassino cerca un sacchetto di celofan, glielo mette intorno al collo e la lascia soffocare.
Prende il cadavere per i piedi, lo trascina nell'armadio, ci mette i cuscini, nasconde il corpo con i vestiti e incolla l'anta dell'armadio sperando che questo serva a ritardare il ritrovamento.

Le indagini
Gli investigatori cercano di ricostruire la giornata di Antonella, il 10 aprile: l'invito a pranzo, il pomeriggio tra le chiacchiere, l'invito di restare anche a cena che la donna non ha accettato. Poi il ritorno in Via Oliva. Torna a casa con la 112.
I genitori della sua amica, dichiararono che la donna non volle restare per cena, non perchè fosse imbarazzata dall'invito, ma perchè sentiva "il bisogno di rilassarsi tra le proprie mura di domestiche". La frase sembrò piu una scusa, e i due dissero che dava l'impressione di aspettare qualcuno a casa, dopo essere tornata.
Il verbale dice che il garagista ha confermato di averla vista alle 20.30, dopo di che ha parcheggiato l'auto della donna, come sempre.
Alle 20.35 Antonella passa di fronte al suo vicino di casa, che era in compagnia della fidanzata: i due si salutano tranquillamente, come gli inquirenti verbalizzano.
Rientrata nel palazzo, la donna fa delle chiamate dalle 21.00 alle 23.00, come testimoniano i tabulati telefonici.
Tutto sembra solo un grosso rompicapo per gli investigatori, ma poi salta fuori la testimonianza di un barista: i proprietari del bar Lucky, ad 1 km dalla strada di Via Oliva, testimoniano l'entrata di una donna "importante" d'aspetto, che riconoscono come Antonella di Veroli, la sera del 10 aprile. Hanno riconosciuto subito Antonella, dalla foto pubblicata sul giornale il 13 aprile. La donna, secondo la loro testimonianza, è entrata alle 23.00 nel bar, acquistando una bottiglia di champagne molto costosa.
Gli agenti però non hanno trovato nessuna bottiglia a casa di Antonella e nemmeno lo scontrino. Allora si torna al bar, per chiedere la matrice degli scontrini ma i proprietari dicono che l'hanno sequestrata i carabinieri. Cosa non vera, non hanno sequestrato nulla. O si sono sbagliati, o volevano farsi pubblicità.
D'altronde sembra molto inverosimile l'ipotesi che Antonella, che aveva il portone blindato e le sbarre alle finestra, si fosse fatta a piedi 1 km da sola di notte.

I sospettati
I sospetti vanno tutti su Umberto Nardi Nocchi. Perchè questo sospetto? Perchè Antonella, donna pudica e tutta d'un pezzo, non si sarebbe mai mostrata in pigiama, con quella camera da letto ridotta a quelle condizioni, da una persona con cui non avesse confidenza intima.
Umberto quindi viene sottoposto alla prova dello Stub, per vedere se c'è della polvere da sparo sul soggetto e l'uomo risulta positivo al test. Vero anche che Umberto frequenta il poligono e quindi le tracce possono essere ricondotte a quello. Inoltre ha un alibi, ha passato la giornata con la famiglia e la sera non si è allontanato mai. I parenti confermano e Umberto passa.

Successivamente viene chiamato in causa Vittorio Biffani, fotografo di 51 anni: anche lui ha avuto una relazione con Antonella, ma breve, forse passionale, ma di certo molto piu travagliata. Lui era sposato e quando la moglie scoprì la relazione extraconiugale dell'uomo, Vittorio lasciò Antonella, che però non si era rassegnata.
Frequenta maghi, cartomanti per sapere se Vittorio lascerà la moglie e tornerà con lei; conserva tutto di quella relazione, dai messaggi al telefonino, ai messaggi in segreteria, passando per i vestiti e l'orologio d'oro che non restituì all'uomo dopo la rottura.
Non si ferma nemmeno quando la moglie di Biffani inizia a minacciarla seriamente: anzi, Antonella denuncia Vittorio. Durante la loro relazione, la donna aveva prestato a Biffani 42 milioni di lire per affrontare il difficile momento dello studio fotografico.
Anche Vittorio è positivo alla prova dello Stub, non va al poligono pure lui e non ha un alibi. Bisogna ammettere che Vittorio è andato spesso in commissariato e stringendo la mano di diversi carabinieri, ha potuto "sporcarsi", "inquinarsi". L'uomo dice di essere rimasto nel suo studio fotografico, ma nello stesso studio i carabinieri trovano uno scontrino emesso il 10 sera alle ore 22.00. Si scopre che lo scontrino non è di Vittorio, ma del padre, che voleva farglielo scaricare dalle tasse.
Ufficialmente, il 10 giugno del 1997, Vittorio Biffani esce di scena.

Successivamente, i sospetti degli inquirenti cadono su un veggente e una donna: il primo è un chiromante conosciuto da Antonella ai tempi della rottura con Biffani. Ha qualche precedente penale e scompare quando Antonella viene uccisa, per poi ricomparire quando Umberto è il primo indagato. Oltre che vaghi sospetti però, non c'è nulla quindi viene accantonato.
La donna sospettata invece, è l'ex coinquilina di Antonella: è stata buttata fuori dalla stessa Antonella per dei continui litigi, ma anche nei suoi confronti non emerge nulla.

Dopo qualche tempo, salta fuori una nuova testimonianza. Un ragazzo del condominio di Antonella, dice di aver notato un uomo sulla quarantina che controllava sui citofoni, proprio nei giorni precedenti al delitto. Secondo il ragazzo, quel soggetto rimase di fronte al palazzo qualche ora. Alla sua uscita di casa, appunto qualche ora dopo, il giovane nota ancora l'uomo e dalla direzione opposta arriva proprio Antonella di Veroli.

L'ultima pista che viene data, è da un collaboratore di giustizia che, parlando con gli inquirenti per un giro di usura, disse che Antonella di Veroli è stata uccisa proprio per problemi legati all'usura. Ovviamente il testimone non viene creduto, proprio perchè malvivente, ma la pista della criminalità viene comunque presa in considerazione: forse la sua voglia di guadagni era sfociata nell'usura; forse c'era qualche giro strano intorno alla sua attività di commercialista; forse era stata testimone di qualcosa.



Non si saprà mai forse, rimane il fatto che dalla morte di Antonella sono passati 17 anni e l'assassino non è stato trovato, come in "I delitti della Rue Morgue", di Edgar Allan Poe.


Il delitto della stanza chiusa, puntata di Blu notte - Misteri Italiani.

SPOILER (click to view)
La mia mente bacata, tiene particolarmente a questo delitto... non per motivi affettivi, ma per il modo in cui l'assassino ha agito


Edited by AlexandraS~ - 10/4/2011, 14:42
 
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+_Nahash_+
Posted on 6/3/2011, 19:15     https://i.imgur.com/f9CQYv1.png   https://i.imgur.com/soPZJY8.png




visto che lei era così riservata e che non avrebbe mai fatto entrare un uomo così in casa sua probabilmente lo conosceva bene appunto e visto che è stato menzionato poe potrebbe essere stato un fanatico dello scrittore...fanatismo del quale lei non era al corrente rispetto alla persona probabilmente.

di pazzi ce ne sono in giro XD
 
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AlexandraS~
Posted on 6/3/2011, 21:02     https://i.imgur.com/f9CQYv1.png   https://i.imgur.com/soPZJY8.png




Avoglia xDD

Boh, io pendo per il tizio e la moglie anche se cmq non è che ci siano tutte queste prove.
Adoro cmq queste storie, i delitti in camera chiusa sono i migliori.

Le storie, non i delitti in se stessi xDDD
 
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+_Nahash_+
Posted on 6/3/2011, 21:05     https://i.imgur.com/f9CQYv1.png   https://i.imgur.com/soPZJY8.png




lo so loso XD

comunque secondo me è stata la moglie dell'amante.
Infondo è una donna e pure se era in pigiama la vittima non avrebbe avuto problemi...forse l'avrà fatta entrare con l'idea di un chiaramento oppure è stato lui e lei lo ha fatto entrare sperando in un riappacificamento.
 
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AlexandraS~
Posted on 6/3/2011, 21:27     https://i.imgur.com/f9CQYv1.png   https://i.imgur.com/soPZJY8.png




Si anche questo potrebbe essere, ma se ne dicevano di ogni in quel periodo
 
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4 replies since 25/2/2011, 16:23   477 views
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