L'origine del termine
La parola
telecinesi venne coniata dal fisiologo Charles Richet e deriva dal greco:
Tèle -> Lontano
Kìnes -> Movimento
per identificare tutti quei fenomeni fisici che implicano lo spostamento di un oggetto, senza contatti di nessun tipo.
Con il passare del tempo, il significato si è allargato a fenomeni che comprendevano anche il mutamento degli stati, e infine la parola ha cominciato a confondersi con il termine
psicocinesi, creato da Joseph Banks Rhine: oggi infatti, questi fenomeni vengono chiamati
Psychokinesis, comunemente detto
PK.
Negli anni '40, Rhine era a capo del Laboratorio di Parapsicologia della Duke University e in quel periodo, sulle affermazioni di un giocatore che sosteneva di poter pilotare i dadi, sperimentò quasi in solitaria questo fenomeno e arrivò a capire che l'influsso mentale poteva incidere sui piccoli oggetti o su corpi fermi. Tutto questo dopo la bellezza di 901 esperimenti.
I fattiA Milano vennero effettuate sedute con studiosi di un certo calibro presenti, come Lambroso, Richet, Aksakov e l'astronomo Schiapparelli. A Milano si aggiungono, Varsavia, Pietroburgo, Parigi, New York.
Successivamente agli anni '40, gli studiosi si dedicarono sempre di più ai fenomeni fisici in evoluzione, con apparecchiature molto sofisticate, mettendo in un angolo gli effetti della telecinesi classica.
Nel 1969 Helmut Schimdt realizzò un apparecchiatura fondata sulla disintegrazione radioattiva di un frammento di stronzio 90, attraverso il quale un soggetto poteva accendere una lampada intensificando il flusso degli elettroni attraverso questa, rispetto alle altre lampade presenti.
Questo apparecchio accertò l'esistenza di un influenza pirocinetica: oggi però, la pirocinesi/telecinesi è messa in dubbio sia dai fisici che dai parapsicologi.